TEN YEARS ON
Quasi il nome di un gruppo rock. Dieci anni dall’ultima
affermazione dei Rangers nel campionato scozzese. Era già successo, ma stavolta
di mezzo non c’è stata solo l’altra metà dell’ Old Firm, che naturalmente ha
vinto tutti i campionati disputati nel frattempo, ma la discesa nel baratro. Per
dirla ancora in musica, un ‘biglietto per l’inferno’ (e ritorno).
Il 15 maggio 2011, ultima giornata della Scottish
Premeirship, i Rangers travolsero il Kilmarnock 5-1 aggiudicandosi il 54mo
titolo della loro storia. Oggi, 7 marzo 2021 i Rangers non hanno messo piede in
campo, ma il pareggio del Celtic a Dundee consegna loro il 55mo titolo scozzese
della serie con sei giornate d’anticipo.
In mezzo, dieci stagioni e nove affermazioni consecutive del
Celtic. Ma soprattutto il fallimento del 2012, la quasi cancellazione dalla
faccia della terra, la rifondazione, l’ osteggiata ripartenza dalla quarta
serie e una lunga e faticosa risalita iniziata l’ 11 agosto 2012 dalla sperduta
Peterhead.
Ci vollero quattro stagioni per ritornare nella massima
divisione. Due promozioni consecutive, record di punti e di pubblico assortiti,
e nuovi guai finanziari poi superati.
Con la promozione tornò anche il successo in un Old Firm
game, seppure ai rigori, con la clamorosa vittoria in semifinale di Scottish
Cup 2016. Incredibilmente poi riuscirono a perdere la finale contro l’
Hibernian che non ne vinceva una dal 1902!
Poi quattro stagioni nella massima serie sempre nell’ombra
degli eterni rivali, troppo forti per essere avvicinati.
La svolta il 4 maggio 2018 dopo tre allenatori licenziati in
meno di tre anni: Dave King, il
presidente, annuncia l’ingaggio di Steve Gerrard, che allena nelle giovanili
del Liverpool. Se il calciatore Gerrard non aveva certo bisogno di
presentazioni , l’allenatore Gerrard era certamente un incognita. King però parve
convinto : “E’ l’uomo giusto per far tornare i Rangers al vertice”.
Ricordo che scrissi a quakcuno “Siamo a posto”. Mi rimangio
tutto.
La sfida che si è ritrovò davanti era enorme. Un avversario praticamente imbattibile che
vinceva il suo settimo campionato consecutivo nei giorni del suo insediamento, distacchi
compresi tra i 15 e i 30 punti.
“Sapevo benissimo a cosa andavo incontro e che non saremmo
riusciti a farlo in una settimana” ha detto oggi pomeriggio ai giornalisti,
rimarcando poi il fatto che la dirigenza ha tenuto fede alla parola data quando
alla sua richiesta di sostegno risposero
si.
Nel giro di poco più di una stagione la squadra è stata
trasformata e, sebbene gli arrivi di Roofe, Hagi e Itten non siano da
disprezzare in una realtà come quella scozzese, il vero lavoro Gerrard lo ha
fatto sull’impianto di chi al suo arrivo era già ad Ibrox e ci è rimasto. La determinazione è sembrata
essere la miglior caratteristica di questa squadra che oggi a mio avviso è
superiore ai rivali anche a livello tecnico; ma in un campionato come quello
scozzese, dove si fanno notoriamente pochi calcoli, la determinazione, unita ad
un notevole autocontrollo e padronanza del campo, è risultata decisiva.
Ryan Jack e Morelos, per motivi opposti, sono il miglior
esempio del lavoro fatto dall’allenatore sui suoi giocatori, enza dimenticare i
veterani Arfield, Tavernier e McGregor e
il veterano aggiunto Defoe.
Quello che mi è parso, guardando le partite delle ultime due
stagioni è che Gerrard abbia trasferito ad Ibrox il patrimonio di contenuti
calcistici assimilati in una vita passata a giocare ad Anfield. C’è molto del
vecchio Liverpool in questa squadra
E’ un po di Scozia che torna alla Scozia. Quella Scozia che
con Shankly, soprattutto, e poi Dalglish
ha reso grande il Liverpool. Liverpool che restituisce oggi alla Scozia quel patrimonio
calcistico sotto forma di un figlio di Anfield, formatosi alla scuola degli
Shankly e dei Dalglish, che fa il percorso
inverso.
Secondi la scorsa
stagione, dopo la decisione della SFA di chiudere il campionato a sei giornate
dal termine con il Celtic a +13, e la sola matematica a lasciare un flebile
interrogativo dalla facile soluzione, l’obiettivo per questo campionato è stato
chiaro da subito.
La stagione si è aperta il 1 agosto con una convincente
vittoria ad Aberdeen (1-0), il campo più ostile per i Rangers escludendo
Parkhead. Vittoria di misura e dichiarazione d’intenti per tutto ciò che
sarebbe poi arrivato: assetto tattico, disciplina, condizione atletica, corsa e
cinismo.
La vittoria nel derby in trasferta del 18 ottobre, un 2-0
maturato al termine di una partita a senso unico in cui il Celtic non riuscì a
tirare mai in porta, dissipò gli ultimi dubbi di chi, compreso chi scrive, pensava
che ancora la distanza da colmare col Celtic fosse troppa. Inoltre comincia a
crearsi anche un po di distacco. I Rangers vanno a +4.
La visita dell’ Hamilton l’8 novembre coincide con la più
larga vittoria stagionale, un 8-0 devastante. Squadra a briglia sciolta e gol
come se piovesse.
La vittoria casalinga, 3-1 sul Motherwell, risultato di routine
se vogliamo, assume una certa importanza nell’andamento del campionato in
quanto arriva pochi giorni dopo la prima sconfitta stagionale (unica fin qui)
un 3-2 a Paisley con eliminazione dalla Coppa di Lega. La reazione della
squadra è convincente così come prestazione e risultato.
Si arriva così, il 2 gennaio, al secondo derby stagionale. L’onda emozionale
è enorme: 50 anni dalla tragedia della Stairway 13. L’onda emotiva è grande, le
celebrazioni solenni e commoventi; lo
stadio però è vuoto. Arriva la vittoria: 1-0 in una partita giocata meglio, per lunghi tratti, dai rivali, decisi
al tutto per tutto sull’ultima spiaggia. Ma la solidità della squadra di
Gerrard fa quello che oggi la brillantezza non riesce a fare. Il vantaggio in
classifica si fa cospicuo.
Un altro 1-0, stavolta in casa dell’ Hibernian, terza forza
del campionato ma a distanze siderali , da un’altra volta dimostrazione di
autorità. Fortunati nella scampata espulsione di Morelos, proprio il colombiano
insacca il gol vittoria. Partita condizionata da un campo infame, a tratti solo
calci lunghi ma grande adattamento anche qui e doti combattive. I punti di
distacco sui secondi sono nel frattempo saliti a 23.
La vittoria che decreta il trionfo è quelle di ieri
pomeriggio, 3-0 al St. Mirren, controllo totale della partita e un 3-0 che non
ammette repliche nell’attesa del risultato del Celtic a Tannadyce Park. Lo 0-0
chiude definitivamente i sogni dei biancoverdi di centrare il decimo successo
consecutivo in campionato e probabilmente apre una nuova era nel campionato
scozzese.
Una campionato fin qui strepitoso. Imbattuti in 32 gare: 28
vittorie e quattro pareggi, 16 vittorie su 16 in casa; solo 9 i gol subiti a
fronte dei 77 sin qui realizzati e campionato vinto il 7 marzo con sei giornate
d’anticipo e i rivali di sempre staccati di 20 punti.
La Coppa di Scozia riprenderà ad aprile, rinviata per le
cause di cui sappiamo, potrebbe scapparci un double.
Il cammino in Europa League è stato fin qui un romanzo. Dall’esordio a Gibilterra fino alll’ 1-1 di Praga. Vinto il girone con due
combattuti e spettacolari pareggi contro il Benfica e una rocambolesca quanto
voluta vittoria contro lo Standard Liegi. Qui il dna internazionale di Gerrard
si è visto. Han sempre dovuto lottare, ma non hanno mai perso. Un’altra
vittoria romanzesca e caparbia in Belgio
ha aperto la strada agli ottavi di finale. Ora, il pareggio di Praga fa ben
sperare per il ritorno; un’ eventuale successo mi pare un po improbabile, ma mi
piace pensare che questa squadra sia un po come quelle britanniche 70/80, lo
spirito c’è.
Infine, dal fallimento del 2012, nessuno è riuscito a colmare il vuoto lasciato
dai Rangers e portare una sfida vera al Celtic. Certo il Motherwell secondo nel
2013 col St. Johnstone terzo è un bel leggere, però i punti di distacco dalla
seconda sono sempre rimasti più o meno 25. Le due di Edimburgo, vera delusione costante
del calcio scozzese, sono addirittura riuscite nel frattempo anche a retrocedere;
gli Hearts addirittura due volte. L’ Aberdeen, secondo cinque volte di fila non
ha mai avuto la minima chance di vittoria Alla fine han fatto in tempo ad
arrivare ancora i Rangers dopo essere andati in rovina,
riformarsi e risalire dalla quarta divisione.
Bisogna fare meglio.
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