GRANDI PARTITE DIMENTICATE: 1970 CELTIC 2-1 LEEDS UNITED
Quando i campioni inglesi del Leeds United si recarono a Glasgow per la partita di ritorno della semifinale di
Coppa dei Campioni, dopo aver perso il primo incontro in casa per 1-0, si ritrovarono non solo davanti ad
una dura impresa calcistica da compiere per garantirsi l’accesso alla finale, bensì ad un’impresa da
compiersi al cospetto di una folla oceanica e ostile.
La semifinale di ritorno della Coppa dei Campioni 1969/70 fu spostata da Parkhead, campo del Celtic, ad
Hampden Park, lo stadio nazionale scozzese, per ragioni di maggiore capienza dell’impianto vista
l’incredibile richiesta di biglietti.
L’impianto dei campioni scozzesi poteva contenere fino a 60.000
spettatori, Hampden, con le sue vaste gradinate ancora in legno riempite di terra, era
ancora in grado di accogliere folle enormi.
Quella sera infatti 136.505 tifosi superarono i tornelli dello stadio per accalcarsi sulle gradinate muniti di biglietti. Sono tante ad ogni modo le testimonianze di chi stima in oltre 20.000 le persone che riuscirono comunque ad entrare senza biglietto, ancora dopo un quarto d’ora da calcio d’inizio la gente veniva fatta entrare e parecchi scalarono in avanti dalle gradinate alla pista a bordo campo. Considerando comunque il dato ufficiale, si tratta del record di pubblico per una partita di Coppa in Europa,
Glasgow, o meglio la sua parte verde, era in preda ad un’autentica febbre da semifinale, chiunque voleva un biglietto per la partita. Il Leeds non era riuscito a vendere la propria dotazione di 10.000 biglietti, rimandandone 5.500 a Glasgow che furono ‘bruciati’ la mattina stessa dell’incontro da tifosi che passarono la notte in fila davanti agli uffici del club in attesa della messa in vendita degli ultimi tagliandi disponibili. Altri presero d’assalto la stazione di Glasgow in attesa del treno speciale da Leeds pieno di tifosi. Appena scesi dal treno i supporters inglesi furono circondati da una massa di tifosi del Celtic, almeno il doppio, in cerca di biglietti, ben pochi però cedettero i preziosi tagliandi ai tifosi avversari.
L’attesa per l’incontro fu incredibilmente spasmodica. Al loro ingresso in campo, le squadre si trovarono davanti ad un enorme muro umano , il chiasso era assordante, i cori Cel-tic Cel-tic e You’ll never walk alone salivano alti dalle gradinate, l’atmosfera terrificante.
Bremner prova subito una percussione imbeccato da Gray, ma viene chiuso dalla difesa scozzese. Poi è il Celtic a prendere l’iniziativa e schiaccia gli inglesi nella propria tre-quarti, la pressione è violenta e il portiere Sprake commette una serie di errori, solo per miracolo non viene trafitto.
Il dominio incontrastato
a centrocampo dei padroni di casa, che con triangolazioni veloci a gran ritmo innescano l’imprendibile
Johnstone (marcatore all’andata) fa letteralmente impazzire la difesa inglese e procura cinque angoli
consecutivi in rapida successione per il Celtic.
L’incitamento della folla si fa ancora più assordante, il Leeds
sbanda paurosamente ma riesce a reggere.
Il terzino scozzese Gemmell ricorda di aver sentito Hunter, il noto killer del Leeds, urlare a Cooper di
spaccar le gambe a Johnstone.
Cooper ricorderà poi che gli sarebbe piaciuto si prendere Johnstone a calci
quella sera, se solo fosse riuscito a prendero. “ Cercavo di anticiparlo, ma non riuscivo mai ad arrivare sulla
palla, troppo forte”.
Un inizio indemoniato, la partita è una corrida.
Ancora Johnstone, sfugge sulla destra, combina con Hay e viene atterrato da un’entrata alla disperata di
Cooper. Sulla punizione che segue Johnstone tocca per Murdoch che spara un destro violentissimo che si
stampa contro il palo dell’incerto e immobile Sprake. Jack Charlton ringhia arrabbiatissimo contro il suo
portiere.
Leeds schiacciato ma per nulla intimorito, è quindi Madeley che parte da dietro, sprinta verso l’out
sinistro, dribbla due avversari e serve Lorimer largo, quest’ ultimo tocca all' indietro per l’accorrente Bremner che
che cambia tutto per Gray sull’out destro, controllo, tentativo di dribbling ma la palla gli scappa oltre la
linea laterale.
Nel primo attimo di tregua concesso dai padroni di casa, il Leeds prova una reazione: un’incerto rilancio della difesa del Celtic finisce sui piedi di Hunter, a quaranta metri dalla porta. Hunter avanza e imbecca un corridoio centrale servendo Bremner che scatta palla al piede e da oltre 20 metri fa partire un destro che si insacca all’incrocio dei pali, Williams resta immobile. Un silenzio di tomba cala sull’immenso stadio, gelato dalla marcatura ospite.
Durerà poco, alla ripresa del
gioco infatti, i cori di incitamento riprendono incessanti.
C’è poi un tentativo di Clarke, fermato per gioco falloso su un difensore. Sulla punizione susseguente,
l’eccellente Auld organizza un ottimo fraseggio, quindi opera un lancio in profondità troppo lungo che
Sprake, un po rinfrancato, blocca in uscita alta.
L’incontro è ora in equilibrio, le due squadre alternano brevi momenti di supremazia, quella esercitata a
metà campo dal Leeds viene convertita in passaggi rapidi in verticale, principalmente orchestrati da
Bremner, ma il Celtic, che controlla meglio, non concede conclusioni.
I padroni di casa vanno spesso in
soprannumero sulla riconquista del pallone e creano altre buone occasioni, la migliore su cross di Auld che
taglia tutta l’area di rigore, attraversa l’intero specchio della porta dove nessuno degli esitanti difensori
inglesi riesce ad intervenire, ma McNeill ,appostato sul secondo palo, mette fuori da due passi.
Poi un’altra
conclusione di Hughes, tra i migliori. Al 35’ Connelly, sotto pressione, si libera in dribbling e pesca Lennox
con un pallonetto, Lennox batte Sprake in uscita ma la palla, che sembra destinata in rete, viene respinta da
Madeley sulla linea con una scivolata alla disperata.
Il Celtic ora domina, il Leeds fatica ad uscire dalla propria tre-quarti. Johnstone è incontenibile, Hay e
Murdoch gli forniscono sostegno costante, Connelly domina al centro mentre Gemmell dalle retrovie
aumenta la spinta.
Al 39’ l’occasione migliore per gli scozzesi, Johnstone riceve nell’angolo a destra, finta e batte Cooper,
mentre si appresta a crossare Bremner lo stende. Auld batte la punizione che spiove nell’area piccola dove
Gemmell, piazzato sul palo lontano, calcia al volo, Cooper ribatte in qualche modo sulla linea, la folla
ruggisce e Sprake blocca a terra.
Prima della chiusura del tempo Auld tocca duro Jones che viene portato fuori a braccia, tibia sbragata.
Medicato negli spogliatoi riprenderà regolarmente il suo posto dopo l’intervallo.
Auld non era in vena di scherzi.
Avvisato dall’allenatore Stein che la partita sarebbe stata dura, si era
preparato, oltre che a dirigere il gioco con maestria, a restituire ogni colpo. ‘Quando cominciammo a far
girare la palla – disse- si innervosirono parecchio. Colpii Jones duro perché mi aveva scalciato prima e
pensava che non avremmo reagito. Rientrando all’intervallo mi disse che poi Hunter mi avrebbe sistemato.
Ma non eravamo per niente intimoriti, quando hai un’allenatore come ‘big man’ (Il leggendario Jock Stein)
non temi nessuno’.
Il gioco riprende. Il Celtic si impadronisce subito dell’iniziativa.
Al secondo minuto Johnstone imbecca Auld
che lancia Hay lungo la linea laterale, interviene Hunter che chiude in angolo. Sul seguente corner, battuto
corto, Auld mette un cross in mezzo all’area dove Hughes anticipa Charlton e di testa insacca per l’ 1-1. E’
una mazzata, ma il peggio deve ancora arrivare.
Dopo alcuni minuti su lancio in profondità ancora di Auld,
Hughes scatta avventandosi sulla palla, Hunter lo rincorre, Sprake esce alla disperata tra le gambe del
centrattacco scozzese che lo centra in pieno al ginocchio, una botta tremenda. Il portiere inglese è
costretto a lasciare il campo in barella, sostituito da Harvey.
Due minuti dopo la palla viene rigiocata dal Celtic largo a destra su Johnstone, liberissimo, che controlla in
corsa, entra in area e serve all’indietro per l’accorrente Murdoch che di prima indovina un rasoterra a fil di
palo. Un boato immenso saluta il vantaggio dei padroni di casa.
Per il Leeds è il colpo definitivo, ma si
continua a giocare: se è vero che la qualificazione è andata, rimane pur sempre la partita in corso da poter
rimediare, che infatti non si spegne.
Hughes si invola verso la porta inglese, ma la conclusione è troppo precipitosa e finisce abbondantemente
fuori.
Il Leeds prova a reagire, Jack Charlton si proietta all’offensiva ad ogni contrattacco. Clarke si avventa
quindi su un lungo rilancio, entra in area e serve Giles al limite dell’area piccola che viene fermato in offside.
Sull’altro fronte, una punizione di Auld, atterrato da Bremener, finisce alta sopra la traversa.
Poi una buona combinazione tra Clarke e Jones, libera Giles sull’out destro, lo affronta Williams che ribatte
il tiro, ma ancora una volta l’azione è fermata per off-side.
Con l’andare dei minuti e l’avvicinarsi del fischio finale, le azioni del Leeds si fanno frenetiche, a scapito
della lucidità.
Il Celtic mantiene un controllo più ragionato, grazie all’impareggiabile Auld che orchestra la
manovra bianco verde dettandone tempi e schemi.
Al 71’ Bates rimpiazza uno spento Lorimer tra le file inglesi, mentre Bremner viene spostato avanti come
attaccante aggiunto, ma le occasioni scareseggiano e le lancette avanzano inesorabilmente.
All’89 proprio Bremner, servito da Gray al limite, si gira e va al tiro: Williams blocca e rilancia in avanti per
Hughes sulla sinistra, Hughes lascia sul posto il bieco Hunter e effettua un tiro a giro che scavalca Harvey,
Madley, ben appostato, respinge.
E’ l’ultimo sussulto di una grande serata di calcio.
I giocatori si scambiano le maglie al fischio finale, il Celtic si concede un giro d’onore tra il tripudio
assordante della folla che tributa il giusto trionfo.
Gli scagnozzi di Revie rientrano mestamente negli spogliatoi a testa bassa, i loro sogni di gloria europea definitivamente infranti.
Il Celtic va meritatamente in finale.
Auld, migliore in campo, commenta a caldo “Abbiamo dimostrato di essere migliori del tanto celebrato
Leeds. Ci davano per spacciati, ma abbiamo dominato e vinto entrambi gli incontri”.
Vero. Una grande affermazione in una serata di autentica gloria per il Celtic, e tutto il calcio scozzese, al
cospetto di un pubblico di dimensioni oceaniche, un record che resiste inattaccabile: la partita che ha avuto
più spettatori in una Coppa Europea.
Di tutt’altro avviso le avanguardie olandesi del Feyenoord, agli ordini del generale austriaco e grande maestro del gioco Happell, che, in avanscoperta di un anno sulla valanga arancione che investirà il calcio europeo e mondiale nei successivi 5/6 anni e per nulla impressionati dalla notte di Glasgow, impartiranno una severa lezione, ben più netta di quanto non dica il 2-1 finale, agli uomini di Stein nella finale di S.Siro, aggiudicandosi la Coppa dei Campioni edizione 1969/70.
Postilla a margine: ho notato che Gary Sprake scese in campo quella sera in maglia grigia, strano in un
epoca nella quale le maglie dei portieri inglesi erano verdi per regolamento.
Dopo veloce approfondimento
ho notato che indossava la maglia della nazionale italiana, originale. Che fosse la maglia di Albertosi
scambiata l’anno prima a Roma in occasione di Italia 4-1 Galles? Se così fosse sarebbe davvero un gran bel
gesto da vero appassionato. Harvey, che lo sostituirà scenderà poi in campo con una maglia blu scura,
segno che ciascuno dei due portieri provvide in proprio alle proprie maglie (calzoncini e calzettoni erano
uguali a quelli degli altri dieci).
Stranezza figlia di tempi nei quali vi era una rilassatezza di fondo nel
percepire le cose legate al calcio ormai andata perduta .
Glasgow, Hampden Park - 15 Aprile 1970
Celtic 2-1 Leeds United, Coppa dei Campioni – Semifinale, Ritorno
Celtic: Williams, Hay, Gemmell, Murdoch, McNeill, Brogan, Johnstone, Connelly, Hughes, Auld, Lennox
Leeds United: Sprake (Harvey), Madeley, Cooper, Bremner, Charlton, Hunter, Lorimer (Bates), Clarke, Jones, Giles, Gray
Arbitro: G. Schulenburg (Germania Ovest)
Marcatori: 14’ Bremner (L); 47’ Hughes (C); 51’ Murdoch (C)
Spettatori: 136.505
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