GEORGE DAVIS IS INNOCENT
George Davis, conducente di minicab, ex segnalatore
ai docks del Porto di Londra ed ex-camionista, sposato padre di due figli e con
amicizie pericolose nel quartiere di Stepney, East End londinese, fu al centro
di una clamorosa vicenda a seguito di un (presunto) errore giudiziario.
Nel 1972 fu fermato per guida in stato di ubriachezza e gli fu ritirata la
patente. Camionista, si ritrovò dall’oggi al domani senza lavoro. Facendo
ricorso alle sue discutibili amicizie locali finì presto nei guai. Fermato e
rilasciato per presunta partecipazione ad una rapina, fu arrestato di nuovo
l’anno dopo quando fu trovato in possesso di merce rubata e poi di nuovo rilasciato.
Si impiegò quindi insieme al fratello in una ditta di minicab a Stepney.
Il 4 aprile 1974 un gruppo di banditi rapinò l’ufficio paghe del London
Electricity Board a Ilford, sobborgo nord-orientale di Londra. Ci fu un
inseguimento tra parecchie auto e una sparatoria, due poliziotti rimasero
feriti.
La rapina venne filmata da alcuni agenti sotto copertura e tre campioni di
sangue furono prelevati sulla scena della sparatoria.
La polizia arrestò tre persone, un quarto, George Davis, fu catturato dopo
alcune settimane su soffiata di un informatore che affermò di averlo visto
scendere da una delle auto dei rapinatori.
Riconosciuto da cinque testimoni durante un’identificazione, Davis fu l’unico
dei quattro arrestati a finire in carcere.
‘Fu una trappola- ha sempre affermato Davis- fui
identificato da cinque poliziotti, provammo che gli investigatori avevano
nascosto informazioni importanti, non ci fu nessuna prova scientifica’.
Ad una seconda identificazione infatti 34 testimoni su 39 sbagliarono a
riconoscerlo.
Peter Chappel, il suo migliore amico, affermò con sicurezza di averlo
incontrato quella mattina, di averlo invitato a colazione, invito rifiutato da
parte di Davis che gli disse doveva recarsi in ufficio in quanto il fratello
era assente. George affermò che dopo essere andato in ufficio quella mattina
fece una consegna di pesce ad un ristorante della City. Anche la moglie di
Gorge, Rose, era convinta della sua innocenza ‘non credendolo capace di
un’impresa simile e di aver dopotutto sposato un uomo ‘a posto’.
I due, convinti dell’innocenza di George, cominciarono una campagna di
protesta contro la sua detenzione.
I primi ad aderire furono i cognati, i cugini di George, gli amici del
quartiere unitamente ad altri abitanti della zona.
La protesta crebbe di dimensioni, la testardaggine, unita senza dubbio
all’ esuberanza di Peter, lo portò a compiere alcune clamorose azioni
dimostrative: andò a schiantarsi con un camion sull’entrata degli uffici del
Daily Mirror, poi del Daily Telegraph in Fleet Street. Fece poi irruzione con
il suo camion nel cortile di Buckingham Palace protestando l’innocenza
dell’amico, nel caso la questione fosse sfuggita a qualcuno. Infine si diresse verso
Dover, caricò il camion sul traghetto e raggiunse Parigi dove fece lo stesso
contro l’entrata dell’Ambasciata Britannica. Peter non si fermò e fece
pubblicare da un’amico, Pat Cross, giornalista del locale East London
Advertiser , appelli per la liberazione di George ogni settimana.
Scritte ‘GEORGE DAVIS IS INNOCENT OK’ apparvero sui muri e sui ponti
dell’East End prima, e un po ovunque nel Regno Unito poi. Non passò molto tempo
e la vicenda fini sulla stampa nazionale creando un caso enorme.
Le manifestazioni di solidarietà si susseguirono, attivisti si incatenarono
davanti alle sedi dei maggiori quotidiani londinesi. Dopo che un appello per la
scarcerazione di George fu respinto in autunno, Rose Davis passò il Natale 1974
fuori dalla porta di Scotland Yard in veglia per la sorte del marito, mentre
Peter Chappell faceva saltare tutte le luci sull’albero di Natale di Trafalgar
Square provocando grande costernazione.
Nell’estate 1974 Rose e i membri del movimento per la liberazione di George
Davis organizzarono un concerto benefico allo stadio del Chalrton Athletic per
la raccolta di fondi a favore della protesta.
Aderirono tra gli altri gli Who, raggiunti sul palco da Rose ad inizio
concerto, vennero loro consegnate le famose magliette con la scritta ‘George
Davis is innocent’, Roger Daltrey la indossò per tutto il concerto.
La campagna di liberazione, originatasi per le strade dell’Est End, coinvolgeva
adesso anche i ceti medi di sinistra, tra loro Peter Hain, che fu anche
arrestato e rilasciato dopo processo e divenne poi deputato del Partito
Laburista e quindi ministro nei Governi di Tony Blair e Gordon Brown.
Ma per i veri protagonisti della protesta questa era la lotta tra i poveri,
gli operai, e il potere di uno stato paternalistico e oppressore.
La mazzata è comunque dietro l’angolo e al processo, celebrato all’Old Bailey
nel marzo del 1975, George Davis viene condannato a 20 anni di carcere per
rapina mano armata, ferimento di un agente di polizia e resistenza a pubblico
ufficiale.
Rose e Peter non si danno per vinti , la campagna si intensifica, ottengono un
appello, George continua a dichiararsi innocente, l’appello viene comunque
respinto.
Un secondo appello fa ridurre la condanna da 20 a 17 anni, ma Peter Chappel,
autentica forza trainante della campagna, non se ne da per inteso. Prende così
forma nella sua mente l’idea di un’azione clamorosa a sostegno dell’innocenza
dell’amico.
Il 14 agosto è cominciato a Headingley, Leeds, il terzo cricket test match tra
Inghilterra e Australia: in palio gli Ashes. Come sempre durante lo svolgimento
di queste epiche sfide l’Inghilterra è attraversata dal solito fremito di
febbre da Ashes, gli occhi della nazione sportiva e non son tutti puntati su
Headingley
L’Australia, detentrice, è in vantaggio 1-0 avendo vinto il primo
test-match e pareggiato il secondo. In questo terzo match l’Inghilterra ha
l’occasione, vincendo, di rimettere in parità il conto delle partite e giocarsi
tutto nel quarto e ultimo incontro della serie a Londra. Giunti al quinto ed ultimo
giorno di gioco l’Australia deve segnare 224 runs per vincere (tanti) ,
l’Inghilterra deve eliminare 7 battitori australiani per aggiudicarsi il
test-match (tanti ma più fattibile).
Poco dopo la mezzanotte del 17 agosto, un commando di quattro persone comandate
da Peter Chappell (guarda caso stesso cognome del capitano australiano quel
giorno, Greg Chappell),e comprendente il fratello di Rose, Colin, scavalca il
muro di cinta del campo, entra e distrugge il wicket, scavandovi buche
enormi, rovinando l’erba circostante e versando olio combustibile sui due creases,
rendendo così la superficie impraticabile. Inoltre dipingono sui muri vicino
all’ingresso la famosa scritta GEORGE DAVIS IS INNOCENT, completata
questa volta da un messaggio di scuse ai tifosi, SORRY IT HAD TO BE DONE.
Gli arbitri dopo aver rilevato lo stato del campo non hanno altra scelta ma di
dichiarare il test match abbandonato e dichiarato pari.
L’Inghilterra abbandonò le speranze di riconquistare gli Ashes, visto che una
vittoria nell’ultimo test (che finì in pareggio) avrebbe pareggiato i conti
della serie e il trofeo sarebbe rimasto in mani australiane. Incredulo davanti
ai televisori il pubblico inglese rimase attonito.
Il clima si avvelenò ulteriormente, il direttore del Times chiese pene esemplari per i colpevoli.
Peter , che fino ad allora era stato trattato dalle autorità con clemenza, pagò a caro prezzo l’ultima bravata, arrestato insieme agli altri tre fu condannato, lui solo, a 18 mesi di detenzione; gli altri uscirono su cauzione, ma l’azione diede i suoi frutti.
Il caso arrivò sul tavolo del Ministro dell’Interno che ordinò una revisione
delle prove a carico di George. Ne scaturì un bel quadretto secondo il quale la
polizia aveva falsificato le dichiarazioni di Davis e tre dei cinque poliziotti
che lo identificarono a distanza di settimane si trovavano sulla stessa auto ma non proprio vicini al luogo della sparatoria, e che la Squadra Speciale Rapine
di Scotland Yard aveva mentito.
Una commissione esterna condusse un’inchiesta sull’operato della Squadra
Speciale e dopo aver riferito al Ministro dell’Interno, quest’ultimo ordinò la
scarcerazione di George Davis in quanto la sua identificazione risultava essere
molto, molto dubbia.
Fu firmata una prerogativa reale di grazia dal Sovrano in persona e George
Davis venne liberato l’ 11 maggio 1976.
La sua condanna non venne comunque cancellata.
Lasciò il carcere di Albany sull’Isola di Wight insieme alla moglie Rose e a
Violet Kray, che ivi era andata a visitare i due figli ben più celebri, e compaesani di George Davis.
Al suo arrivo alla stazione di Waterloo fu accolto come un’eroe, in un trionfo
che non fu solo il suo, ma anche di chi aveva creduto e sostenuto la causa con
grande impegno contro uno Stato che aveva mentito per imprigionare un uomo
innocente.
Il trionfo gli diede alla testa, incline per natura ai vizi che lo avevano
messo nei guai, visse i successivi 18 mesi tra sbronze, donne, mondanità e
qualche vecchia pericolosa amicizia, dimenticandosi di moglie e figlio che a casa rimanevano emarginati da tutto.
Nel settembre 1977 George Davis venne arrestato in flagranza di reato
durante una rapina a mano armata alla Banca di Cipro su a Holloway. Processato
per direttissima si dichiarò colpevole e si beccò questa volta 15 anni,
ridotti ad 11 in appello, ne scontò 7.
Fu un colpo terribile per Rose che lavorava come cameriera per sbarcare il
lunario mentre il marito uscito di galera era assurto a celebrità e trascorreva
il suo tempo tra bagordi, ragazze e vecchie amicizie pericolose. Tutto
l’impegno profuso, l’ardore, il coinvolgimento sincero suo e di un’intera
nazione alla causa di un marito innocente, improvvisamente le crollò in testa.
Il profondo senso di vergogna verso tutti quelli che avevano sostenuto la
campagna, per qualcuno che adesso, si vedeva, forse proprio così innocente non
era, prese il sopravvento.
Rose, reagì con la stessa passione e veemenza, questa volta contro il marito,
chiese ed ottenne il divorzio, riprese il suo cognome da nubile e tornò a
vivere a Stepney, vicino ai famigliari, agli amici e inevitabilmente ad alcuni
vecchi fantasmi.
Nel 2011 George Davis fu definitivamente assolto dal tribunale sulla base che
le prove a suo carico fossero state falsificate oltre che insufficienti e la
condanna a 20 anni fu cancellata.
"Il che non significa che lei non fosse colpevole", affermò il giudice chiudendo
la questione.
Nei giorni della sua scarcerazione, in quell’estate del 1976, George Davis
divenne un’eroe popolare, in particolare il movimento punk lo elesse a proprio
idolo incontrastato.
Dopo l’eclatante presa di posizione degli Who in piena campagna, nel 1978
gli Sham 69, ben noti su queste frequenze, scrissero ed incisero il
brano 'George Davis is innocent', contenuto nel loro LP d’esordio Tell us
the truth, che gli fu dedicato.
All’altro capo dello spettro musicale britannico anche i Duran Duran
celebrarono Davis nella loro Friends of mine, contenuta nel loro omonimo LP
(anche qui d’esordio).
Una storia londinese, dai tratti decisamente cockney.
Colonna sonora:
The Who – I’m free
Sham 69 – George Davis is innocent
Duran Duran – Friends of mine
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