GRANDI PARTITE DIMENTICATE: 1970, 17 Nentori 2-2 Ajax
Gli swinging sixties
si erano chiusi portando con se il compimento di una vera e propria rivoluzione
nei costumi giovanili insieme all’inopinato scioglimento dei Beatles, che di
quella rivoluzione eran stati protagonisti assoluti, senza aver intaccato più
di tanto il mondo del calcio.
Eccezion
fatta per il solo Best e pochi altri, il mondo della pedata era rimasto tutto
sommato immune alle paturnie giovanili dei 60s e rimaneva ancorato a valori
tradizionali che eran sempre quelli. Perchè sempre quello era il gioco, e
sempre quello era quello che si richiedeva ai giocatori, correre, principalmente,
e una vita senza vizi fatta di allenamenti e stare in casa .
Mentre però uscivan di scena, i 60s regalarono un’anteprima brevissima di quella che, di li a poco, sarebbe stata una rivoluzione calcistica paragonabile a quella giovanile appena finita. L’Ajax, compagine olandese vincitrice degli ultimi tre campionati consecutivi (‘66, ‘67 e ‘68), si qualificava alla finale di Coppa dei Campioni 1969. Vi arrivò col vento in poppa della novità e di una freschezza di gioco che qualche osservatore già aveva catalogato alla voce calcio totale; da più di un’amnesia difensiva che costò loro sconfitte su campi improbabili; e trascinato da un certo Johann Cruyff, ventiduenne attaccante a tutto campo, di sicuro avvenire. I tempi non erano però ancora maturi, i capelli e le basette non ancora lunghi a sufficienza, e il Milan, ancorato alle solide certezze calcisticamente conservatrici, contropiedistiche e controrivoluzionarie del Paròn Rocco fece polpette (4-1) dei lancieri. Che non si fosse trattato di un caso isolato fu confermato l’anno dopo quando un’altra squadra olandese, il Feyenoord, raggiunse la finale di Coppa dei Campioni e questa volta la vinse.
Ora all’inizio della stagione 1970/71 l‘Olanda schierava due squadre ai nastri di partenza della maggior competizione europea, i campioni d’Europa in carica, e l’Ajax, dominatore in campionato nel frattempo dotato delle giuste lunghezze di capelli, barbe e basette e maglie portate fuori dai pantaloncini. I lancieri furono accoppiati dal sorteggio del primo turno al 17 Nentori Tirana, campione albanese per il 1969/70. Il 17 Nentori, che l’anno scorso compiuto 100 anni e gioca ora sotto il nome di FK Tirana, col quale fu fondato, visse una prima epoca d’oro negli anni ’30 quando si aggiudicò sei scudetti tra i 1930 e il 1937. Durante quel periodo la squadra guadagnò anche una grande popolarità tra la gente essendo l’unica squadra della capitale iscritta al campionato, in più la squadra vincente.
L’instaurazione del nuovo regime comunista filo-sovietico, presieduto da Enver Hoxha al termine della seconda guerra mondiale portò, come in tutti i paesi che finirono nell’area di influenza socialista, una riorganizzazione delle attività sportive. Anche in Albania lo sport finì sotto il controllo diretto del governo e dei suoi apparati; anche in Albania furono fondate una società della polizia, la Dinamo Tirana, dipendente dal Ministero dell’Interno e una dell’esercito, il Partizani Tirana, dipendente dal Ministero della Difesa.
Caratterizzato da una ferma ultraortodossia ideologica, il partito cominciò ad influenzare in modo pesante l’andamento del calcio albanese.
I tempi si fecero duri per il FK Tirana. Nel marzo del ’46 fu imposto il cambio di nome: 17 Nentori (17 Novembre), in omaggio al giorno della liberazione(1944) di Tirana dall’occupazione nazista. Cominciarono poi le pressioni del regime sui giocatori per convincerli ad accettare la Dinamo o il Partizani. Il Nentori fu prima spolpato dai migliori giocatori che aveva in rosa e quindi precluso dall’averne di nuovi in quanto ogni volta che ne emergeva uno, li o altrove finiva in una delle altre due neofondate squadre. Il decennio ’47-’58 fu davvero magro per la squadra che manteneva comunque il suo seguito, numeroso e fedele tra la gente comune. All’inizio degli anni ’60 la morsa del potere sul club si allentò un po. Complice il fatto che le due squadre di regime continuavano a vincere e non avessero bisogno di rubare di continuo giocatori al Nentori, la squadra fu in grado di trattenere e far crescere parecchi buoni giocatori e di allestire una squadra competitiva. Dopo tre terzi posti consecutivi, il 17 Nentori tornò alla vittoria in campionato nel ‘64/65 e bissò il titolo l’anno dopo. Le angherie del regime non eran però finite: nel 1967 con il titolo quasi in tasca a tre giornate dalla fine, i generali dei servizi segreti persero la pazienza ed estromisero pretestuosamente il 17 Nentori dal campionato con le rimanenti partite perse a tavolino, mentre dietro la Dinamo vinse sempre e conquistò il titolo. La squadra era comunque di valore e vinse i campionati deel ’68 e nel ’70.
Se
è vero che in patria furono maltrattati e stoppati di continuo dal regime, in
Europa si fecero valere: nel ’65 in Coppa dei Campioni avevano pareggiato 0-0 in casa col Kilmarnock al primo turno ed
erano stati eliminati perdendo solo 1-0 al ritorno in Scozia. Questo aprirebbe
una bella parentesi sulla secolare inadeguatezza del calcio scozzese in determinate
circostanze, ma magari lo lasciamo per un'altra volta. L’anno prima, sempre al
primo turno aveva fatto 1-1 in casa contro lo Standard Liegi (ma venne eliminato in virtù del 3-0 per i belgi
all’andata).
Si
presentava ora una nuova occasione per la squadra di dimostrare il proprio
valore in una competizione europea, messa di fronte ad una grande squadra
emergente.
Entrare
in Albania nel 1970 era un’ impresa. Il paese era chiuso, gli abitanti non
potevano uscire e la propaganda scoraggiava tale pratica parlando in termini
solamente negativi di ciò che stava al di la dei confini nazionali. Il potere
del dittatore, il culto della sua personalità erano poi tali che al di la dei
visti ufficiali e speciali necessari per entrare nel Paese, che richiedevano interessamenti
fuori dall’ordinario nei paesi di provenienza,comportavano altri obblighi, tra
i quali quello di acconciarsi barba e capelli alla sobrietà richiesta dal
dittatore in linea con le direttive dei militari e in spregio alle molli e
decadenti usanze della gioventù occidentale dell’epoca, cui i visitatori
stranieri, appena giunti nel paese, erano tenuti a sottostare. Fu chiesto anche
all’ Ajax.
Gli
olandesi, da par loro, rifiutarono seccamente provocando un certo risentimento
nelle autorità. Fu necessaria la mediazione dell’ UEFA che strappò un’accordo
con il governo albanese in base al quale ai giocatori olandesi fu proibito di
camminare per le strade di Tirana e parlare con i locali, inclusi i calciatori
del Nentori, in modo che non potessero così spargere in giro i germi della
cultura libertaria occidentale e contaminare la purezza della gioventù (e della
popolazione) locale. Fenomenale!
La
comitiva olandese sbarcò a Tirana al martedì, prese alloggio all’ Hotel Dajti, dove
ci fu un altro incidente diplomatico causato dalla volontà degli olandesi,
com’era in uso allora e anche oggi, di usare le proprie derrate portate al
seguito per i pasti della squadra. La direzione dell’albergo rifiutò. Poi i
giocatori si concessero un rapido giro nel centro della capitale facendo ben
attenzione di non entrare troppo in contatto con la gente del posto, come da
ordini superiori, la quale rimase abbastanza impressionata nel trovarsi davanti
questi giovanotti stranieri , alti e atletici, capelli lunghi perfettamente abbigliati
delle loro eleganti divise sociali. Seguì nel pomeriggio un allenamento di
rifinitura allo stadio nel quale Cruyff rimediò una botta al ginocchio che gli
impedì di giocare.
L’incontro si svolse a mezzogiorno, come in ogni stadio dei paesi dell’Est all’epoca, forse ad eccezione di quelli olimpici, non c’era l’impianto di illuminazione. Il sole cocente e il caldo, soffocante, non aiutarono gli olandesi.
Lo
stadio è gremito, il pubblico ordinato, seduto, tranne quelli sull’ultimo
gradino in alto appoggiati alla ringhiera che sono in piedi, le camice chiare a
mezze maniche sono tante. Le squadre si presentano in maniche
corte, le divise quasi simili, calzoncini e calzettoni bianchi per entrambe, rosso
per l’Ajax, il 17 Nentori non si sa per
quale motivo ha trovato delle maglie blu (Dinamo?) nei magazzini dello stadio e
le ha indossate al posto di quelle tradizionali a strisce biancoazzurre. Prima
dell’incontro l’Ajax omaggia i giocatori di casa con una maglietta Adidas
ciascuno e alri gadgets, parecchi i giocatori albanesi memori delle volontà delle autrità rifiutano
l’omaggio. L’Ajax ha portato con se anche i palloni, sempre Adidas, che intende
usare per gla partita, ma i dirigenti albanesi rifiutano cortesemente e
forniscono alla terna i loro palloni di fabbricazione cinese. Cruyff è in
panchina in camicia e pantaloni, insieme ad Arie Haan, che però è tra le
riserve. La partita viene trasmessa in via del tutto eccezionale dalla tv
sperimentale albanese, il telecronista alterna il suo commento tra televisione
e radio.
La partita è giocata a buon ritmo, gli olandesi lo dettano, correndo parecchio, i giocatori di casa non sembrano patirne e corrono a loro volta.
Suurbier
porta in vantaggio l’Ajax con una bella azione
in contropiede, è il ventesimo minuto. Nel secondo tempo, entra in campo Kazanxhi che era stato fermato
dall’arbitro all’ingresso in campo per aver irregolarità delle sue scarpe (tacchetti forse). A inizio ripresa
approfittando di una rimessa laterale dopo un minuto, batte la rimessa al posto
di Xhacka che esce, indossando le stesse
scarpe di prima ed evitando di essere controllato; mi vien da ridere pensando
al protocollo attuale delle sostituzioni che sembra quello per entrare o uscire
da una caserma. E’ ancora Ajax comunque: Ulshoff trova la doppietta personale
con un tiro dal limite che si infila rasoterra a fil di palo: 2-0.
Qui
il 17 Nentori riesce in un’impresa davvero notevole. Non avendo più molto da difendere
se non il proprio orgoglio, attacca i futuri campioni d’Europa.
C’è prima un’azione sulla fascia destra sventata dalla difesa olandese e
poi, è il 60’, Kazanxhi, proprio lui, insacca di testa da mezzo metro, la
difesa dell’Ajax pare imbambolata. Grande tripudio della folla ed entusiasmo
alle stelle, migliaia di braccia alzate sotto ad un cartellone propagandistico
raffigurante un lavoratore in maniche di camicia con le braccia alzate che
sembra messo li apposta ed esultare a sua volta. Si
riprende, il Nentori torna in avanti, c’è prima una bella azione con cross
sventato in uscita da Stuy. Poi
si infortunano prima Frashëri e poi Dhales , le sostituzioni sono già state
effettuate e devono rimanerein campo, ma il loro apporto è di fatto nullo e il
Nentori è come si trovasse in 9 contro 11. Poco male perché volontà, orgoglio e
forza fisica non difettano alla formazione di casa (o a quel che ne rimaneva
sano) e, quando mancano solo cinque
minuti, Çeço mette in rete con un tiro da appena dentro l’area dopo
triangolo al limite. Folla in delirio e grande entusiasmo; e un 2-2 che rimane
anche il risultato finale.
Una
pagina gloriosa per il calcio albanese, forse la migliore, fino a quel punto e
par parecchio tempo anche dopo.
Il
ritorno finirà 2-0 per l’Ajax che vincerà poi la Coppa dei Campioni 1970
battendo il Panathinaikos nella finale di Wembley.
Coppa
dei Campioni 1970/71 Primo Turno, andata
Tirana,
16 settembre 1970
17 Nentori Tiranë 2-2 AFC Ajax
17 NENTORI: Konomi (61’ Habibi);
Frasheri (Cap), Kasmi, Dhales, Hyka, Xhacka (46’ Kazanxhi), Çeço, Mema, Xhafa, Cela,
Zhega. Allenatore: Myslym Alla
AJAX: Stuy; Suurbier, Hulshoff, Vasović (Cap), Krol; Rijnders,
Neeskens; Mühren, Swart, van Dijk, Keizer. Allenatore:
Rinus Michels
Arbitro: P. Schiller(Austria)
Reti: 19’ e 58’ Suurbier (A), 60’ Kazanxhi
(N), 85’ Ceco (N)
Spettatori : 17.516
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