PARTITACCE: 1970 FA CUP FINAL REPLAY
Un titolo mondiale da difendere è sempre un titolo mondiale
da difendere, tantopiù se si è inglesi, tantopiù se si pensa di sempre di
essere i maestri e di avere una squadra migliore di quella che lo vinse, che probabilmente era vero. Solo, dall’altro lato
dell’Atlantico un giornalista-sindacalista-guerrigliero aveva creato la squadra
migliore che si fosse mai vista ma ancora non si sapeva. Il
giornalista-sindacalista-guerrigliero dovette cedere poi il piacere di andarlo
a dimostrare sugli altipiani del Mexico, causa appunto il suo triplice ruolo
professionale-civile che in stridente contrasto (eufemismo) con la dittatura
fascistoide del generale Medici (mi pare che fosse), fu sollevato dall’incarico
di CT della Seleçao ad aprile proprio mentre gli inglesi, campioni in carica,
si apprestavano a disputare il rush finale di una stagione più compressa del
solito. Motivo, appunto, l’appuntamento mundial di Mexico 70, e il programmato
periodo di acclimatazione in altura che prevedeva un mese di ritiro sul posto. I
parrucconi di Lancaster Gate decisero quindi che il giorno principe della
stagione 1969/70, la finale di FA Cup, venisse anticipato all’ 11 aprile oltre
un mese prima del solito.
La decisione creò un maxi-ingorgo di partite da giocare
nelle ultime tre settimane tra partite di calendario, recuperi, replay di coppa
ma non influì sui soliti favori ai loro amici dell’ estabilishment politico
militare e il campo di Wembley fu concesso loro per il tradizionale Horse of
The Year Show, scempio ippico del sacro prato consacrato al calcio. Il terreno
di gioco offerto ai contendenti e al pubblico inglese per l’appuntamento
dell’anno fu perciò, di nuovo, come l’anno prima per la finale di Coppa di
Lega, indegno.
Da una parte vi giungeva il Chelsea che in semifinale si era
sbarazzato agevolmente, 5-1, dei semiprofessionisti del Watford, che già avevano
compiuto un miracolo eliminando il Liverpool ai quarti. Dall’ altra i superprofessionisti
del Leeds United, dopo un’ epica semifinale durata tre incontri, decisa nel
pienone inverosimile di Burnden Park da un gol di Bremner dopo due tiratissimi
0-0.
Il Leeds era sulla breccia ormai da un lustro. Nel 1964/65, neopromosso, perse lo scudetto
per un’incredibile 0,656 in meno nella media gol a partita dopo essere finito a
pari punti con il Manchester Utd. L’anno dopo furono ancora secondi, poi due
volte quarti quindi, finalmente, poi nel 1968/69 finalmente campioni. La FA Cup
restava un sogno, battuti in finale dal Liverpool nel ’65, si videro poi
sbarrata la strada due volte dal Chelsea, una volta in semifinale.
Si trattava senz’altro della squadra del momento. Nonostante
il Manchester United raccogliesse titoli e abbia inondato immaginario
collettivo e letteratura, la squadra di Revie si contrapponeva loro
diversamente per gli standard dell’epoca. Una squadra dalle spiccate
caratteristiche offensive, si, ma per la prima volta anche un collettivo in
grado di creare una continuità di gioco sconosciuta fino ad allora, un
collettivo in grado di sviluppare manovre articolate e non solo le tradizionali
puntate offensive basate sull’individualità singola o al massimo su qualche
combinazione tra alcune di queste. A voler guardar bene poi, anche a livello individuale avevano poco
da invidiare ai diavoli rossi.
Ma di la c’era George Best, difficile competere a livello di
appeal. Revie ci provò comunque, buttando nella spazzatura le vecchie divise
gialloblu a favore di un completo immacolato bianco. Per sembrare di più come
il Real Madrid. E soprattutto comprando Peter Lorimer.
Esteticamente funzionava, il completo bianco mediamente ti
fa sembrare molto migliore di quello che sei. Calcisticamente un po meno, ma
dopo una sfilza di secondi posti un po in tutte le competizioni, finalmente nel
1969/70 la squadra di Revie centrò il successo in campionato laureandosi per la
prima volta Campione d’Inghilterra. Nonostante tutti gli sforzi di Revie però, la
sua squadra, ma anche il seguito che si tirava dietro, rimaneva legata
allo stereotipo del nord operaio, delle miniere; dei social workmen’s club fumosi,
disadorni con le moquette impregnate e coperte di bruciature di mozziconi e le
ales sgasate, simili al pub della mitica scena di ‘Get Carter’ in cui Michael
Caine entra e chiede ‘A pint of bitter…in a thin glass’, contrapposto al sud
ricco, brillante, alla moda. Swinging London baby, calciatori che frequentano
celebrità, le boutiques di Kings Road e bevono champagne. Direi ben raffigurata
dalla spedizione guidata sempre da Michael Caine, fermata sulle Alpi da Raf
Vallone e i suoi in The Italian Job: Aston Martins, Jaguars, occhiali e vestiti
alla moda, ragazze, glamour a go-go. Ma infatti sulla portiera del pulmino degli
inglesi che gira per Torino campeggiava la scritta ‘Osgood is good’, non è un
caso. Come non lo era la dichiarazione di George Best ‘In una sola altra
squadra giocherei oltre allo United, il Chelsea’. Ci andò poi vicino, geograficamente,
quando passò al Fulham. Ma è un’altra storia.
Calcisticamente non c’era storia, il Leeds era meglio per
distacco, ma da quando si era insediato, Dave Sexton aveva dato ai blues un’
identità più spettacolare ben rappresentata dal centrattacco, Osgood appunto, e
dal compagno di reparto, l’altalenante Hutchinson. Rimanevano comunque una
squadra cui piaceva usare il randello, grazie a gente come Harris, McCreadie,
Hollins e Webb, non proprio da Kings Road calcistica. E pazienza se il campo è
proprio lì.
In campionato il Leeds aveva dimostrato chiaramente di
essere superiore vincendo entrambi gli incontri, addirittura 5-2 quello in
trasferta di Stamford Bridge. Il Chelsea li aveva comunque eliminati in Coppa
di Lega a settembre.
Due squadre molto più simili di quanto potesse sembrare, senz’altro
nell’approccio fisico, il Leeds ribatteva con Charlton, Hunter, Bremner i tre
fedelissimi di Revie.
Così, sabato 11 aprile 1970 va in scena la FA Cup Final
1970, nessuna delle due finaliste è mai riuscita a vincere. Il Leeds era stato
battuto dal Liverpool nella sua unica apparizione a Wembley cinque anni prima.
Il Chelsea aveva perso la famosa kakhi final del 1915 ed era stato poi
battuto dal Tottenham nel ‘67. Proprio quell’anno cominciò a svilupparsi parecchia
acrimonia tra Chelsea e Leeds frutto della vittoria dei blues in semifinale,
con recriminazioni del Leeds cui venne inspiegabilmente annullato un gol su
punizione; il tutto condito da una buona dose di legnate.
La partita è caratterizzata dalla solenne ubriacatura che
Eddy Gray rifila a Webb e dalla superiorità dell’ XI di Revie. Ma due traverse,
occasioni sprecate in serie e un brutto erroraccio di Spreake inchiodano i
bianchi sul 2-2 e li costringono ad un’ennesimo replay. La finale di FA Cup non
andava alla ripetizione dal 1912.
Gli scoreggioni della FA, resisi conto delle condizioni del
prato, a fine gara decidono che non ci si può giocare sopra dopo quattro
giorni, come sarebbe di prammatica, e spostano il replay ad Old Trafford, prima
data libera 29 aprile e vanificazione del loro piano di chiusura anticipata
della stagione visti i numerosi nazionali presenti nelle due squadre. Geni del
football.
Nel frattempo il campionato è finito, anche’esso
anticipatamente. Ha vinto l’Everton, il Leeds ha chiuso con un altro secondo
posto, staccato. Terzo proprio il Chelsea un punto dietro.
La sera del 29 aprile Old Trafford è strapieno, gente
ammassata ovunque. Le squadre entrano in campo indossando i fichissimi
giubbotti della tuta dell’epoca; un must mod style. Il Chelsea sfoggia le
tradizionali divise, ma confezionate apposta per l’occasione in cui tutto ciò
che di solito è bianco, calzettoni, numeri e striscia sui pantaloncini, stasera
è giallo. Il Leeds è in completo bianco, compresi i calzettoni che a Wembley
erano rossi. Dazio da pagare alla stragrande maggioranza di televisori in
bianco e nero presenti nelle case britanniche. Il pubblico televisivo è pure da
record, circa 28 milioni e mezzo di britannici si sintonizzano sulla partita;
la seconda audience più alta di sempre per un evento sportivo nel Regno Unito
dopo la finale mondiale del ’66. Lo è ancora.
Revie ha sostituito Spreake tra i pali, che ha sulla
coscienza uno dei due gol della finale, con David Harvey. Nel Chelsea, Sexton
ha spostato Webb da terzino a stopper per toglierlo dalla marcatura di Gray che
lo aveva tormentato tre settimane prima, a lui penserà Harris. Per il Leeds si
tratta della 63ma uscita stagionale, per il Chelsea la 54ma.
Fa freddo, i giocatori sono in maniche lunghe, Bonetti va in
porta a mani nude, Harvey con un paio di guanti da giardiniere. Mr Jennings
invece ha la giacca sbottonata con il collettone aperto, è di buon umore e ride
con i giocatori.
Il Leeds batte il calcio d’inizio ed è controvento. Parte
con il piede sull’acceleratore, dopo 40 secondi Lorimer va sul fondo e spara un
cross rasoterra in mezzo che finisce sulle gambe di Dempsey e rimbalza tra le
braccia di Bonetti. Al 3’ Bremner lancia profondo per Gray che controlla, arriva
Webb, memore della figuraccia di Wembley, che chiarisce le cose per la serata,
stendendolo con un’entrata a piedi uniti. Ci siamo, il tono della partita è
messo in chiaro, quello che segue sarà ricordata come la partita più violenta
nella storia del calcio inglese. Opinabile, ma ci diedero dentro senza
risparmio.
Il Chelsea non vede palla, al 6’ Lorimer ubriaca McCreadie,
lo lascia sul posto e centra, nessun compagno arriva sul suo invito.
Poi, dall’altra parte un tiro-cross di Hutchinson si perde
largo, quindi un minuto dopo bella azione del Chelsea , Osgood non controlla al
limite. Inizio a tutta velocità.
Rimessa laterale di Hutchinson, lunghissima, una di quelle
rimesse che definivano così univocamente il calcio inglese, la difesa del Leeds
libera con affanno, soffrono questa fase di gioco. Vedremo, vedremo…
10’ Cooper fugge sulla sinistra e tira. McCreadie non riesce
a liberare, la palla finisce a Lorimer che spara un tiro cross sul quale Clarke
non arriva e la palla si perde sul fondo.
12’ Giles manda Osgood a gambe in aria, i due rotolano a
terra, rialzandosi si fissano con disprezzo.
Il Leeds domina, ha quasi sempre la palla e costruisce
azioni. Webb, frustrato , colpisce Clarke da dietro vicino alla bandierina del
corner, l’arbitro lascia correre. Giles crossa, Clarke rimane a terra.
Al 16’ Dempsey anticipa Jones davanti al portiere. Lo stesso
Jones entra diretto sulla caviglia di Harris, che essendo abituato a darle manco
se ne accorge, sembra scivolare e torna in piedi. Ritmi alti, frenetici, il
pallone nei piedi resta pochissimo, la possibilità di essere colpiti è alta.
Gray fermando di proposito la corsa rifila un colpo ad Hutchinson che
sopraggiungeva da dietro.
18’ punizione spiovente di Giles dalla tre-quarti esce
Bonetti in presa alta. Webb fa blocco su Charlton che finisce a terra, dubbio.
Non per Mr Jennings.
Si vede Gray al 25’ tiro alzato sopra la traversa da
Bonetti. Sul corner la difesa dei londinesi pasticcia , Lorimer scarta il
portiere ma non riesce a centrare la porta. Il Leeds aumenta la pressione,
Lorimer sfugge di nuovo a McCreadie e mette di nuovo in mezzo, Bonetti in presa
alta.
Due minuti dopo Bremner imbecca Clarke al limite dell’area.
Clarke controlla ed entra in area, sposta la palla indietro ed evita Webb che gli
entra in scivolata nei piedi, quindi tira di poco a lato. Quasi un monologo.
31’, un campanile di Madeley da lontano spiove un metro
fuori la porta, Jones stacca splendidamente per girare di testa, salta anche
Bonetti che esce dalla linea di porta e respinge con i pugni ma è leggermente
indietro, riesce ad allontanare la palla ma finisce contro Jones e cadendo il
ginocchio si gira. The ‘cat’ resta giù, ci vuole un po. Si rialza, non riesce a
metter giù la gamba, ha male ma continua. La partita è dura, veloce; questo è
forse l’unico intervento fin qui non intenzionalmente diretto all’avversario.
36’ Allan Clarke riceve , si gira e parte in progressione,
subisce tre tackle scivolati nessuno dei quali riesce ad abbatterlo. Controlla
anzi con gran classe e serve Mick Jones che accelera senza indugi verso la
porta. Hollins esita troppo a chiuderlo e Jones allarga leggermente. Rinviene
McCreadie che gli entra nei piedi in scivolata ma non lo prende, Jones fa
partire un diagonale dal limite e segna uno dei migliori gol mai visti in una
finale, Bonetti non ha scampo o forse il ginocchio fa ancora male. Vantaggio
meritatissimo.
Il Chelsea non punge, un lancio lungo di Hollins è preda
della difesa avversaria.
Al 42’ Harris stende Gray che dopo averlo fintato lo stava
lasciando sul posto. Gray resta a terra dolorante, Chopper si allontana gli si
fa incontro Clarke che protesta con lui. Arriva anche l’arbitro che pure protesta
con Harris quasi fosse un compagno di Gray e non il direttore di gara e gli fa:
“Cristo Chopper questa era in ritardo!” “Spiacente
ref ho cercato di essere il più veloce possibile” fu l’ineffabile risposta di
Chopper. L’arbitro rise e gli chiese di calmarsi ma non lo ammonì. Allan Clarke
non parve divertito, Gray rimarrà claudicante fino a fine partita.
La prima frazione termina con continui attacchi e contrattacchi,
palloni persi, gran velocità, gran fretta e anche tanti errori nei passaggi. Su
ogni intervento, su ogni contrasto, ad ogni modo, i giocatori ci danno di
brutto entrando il più delle volte senza curarsi troppo di cosa avrebbero
colpito.
Al 45’ Harris riesce a calciare in avanti evitando
l’accorrente Clarke che cerca di staccargli una caviglia, non ci riesce e la
palla finisce sull’out destro, quindi colpo di Hutchinson a Cooper, poi McCreadie
salta di testa e travolge Jones che frana a terra. Pressing ossessivo ovunque,
specie del Leeds che sembra più abituato a farlo. Il Chelsea sta a galla
tirando qualche calcione in più. Fine del primo tempo.
Nessun cambio all’intervallo e dopo un quarto d’ora si
riparte, Bonetti rientra con una vistosa fasciatura al ginocchio e una scarpa,
che si è sbragata e aperta davanti, tenuta insieme, visibilmente, con lo scotch
(!)
Calci reciproci tra Gray e Hollins su una palla contesa a
centrocampo, poi una pedata di Gray sulla caviglia di Dempsey .
Osgood riceve appena dentro la metacampo avversaria, lo affronta
Bremner da dietro che gli rifila due calci, l’attaccante resiste e serve Harris.
Poi, truce, si gira verso Bremner, se fossero in un parco qualsiasi lo penderebbe
a pugni.
Bel lancio di Madeley a Clarke liberissimo appena fuori
l’area di rigore del Chelsea, ma Clarke è off-side.
Si vede un po il Chelsea, Osgood controlla bene, porta a spasso
due avversari e serve Cooke a sinistra, questi dialoga con Houseman in velocità,
il cui cross è facile preda di Harvey. Bell’azione.
Riprende il Leeds: Lorimer lungolinea per Giles sul quale
arriva duro McCreadie, punizione. McCreadie restituisce palla con disgusto. La
battuta di Charlton è inguardabile.
Cooper anticipa Baldwin a gamba tesa, la palla gli si
allunga e Harris cerca di anticiparlo, lui pure a gamba tesa, mancando sia la
palla che la tibia. Sul rimpallo Osgood se ne va in dribbling ma viene chiuso
da Charlton in fallo laterale. Osgood tenta di recuperare palla in scivolata,
colpisce Charlton che va giù, si rialza prontamente e gli rifila una testata e
una ginocchiata. Non aspettava altro. Il segnalinee accorre e blocca il
difensore che inviperito continua a rimostrare contro Osgood. Come se lui non
avesse ancora tirato un calcio in tutta la partita, typical Leeds. Arriva anche
Mr Jennings che fa un breve predicozzo ai due, che non si guardano, non
ammonisce nessuno e accorda una punizione al Leeds. I tifosi del Chelsea,
piuttosto quieti fin qui, ululano di rabbia.
Poi Charlton vuol far vedere che sa anche un po giocare e
scende palla al piede, Allan Clarke se ne va con lui poi si allarga dettandogli
il passaggio e aprendosi la via della porta. Charlton pensa di essere
Beckenbauer, ma non lo è, avanza ancora e perde l’attimo, Dempsey rinviene su
di lui e lo ferma commettendo fallo. La giraffa perde le staffe di nuovo e se
la prende con tutti, avversario, arbitro e pure con Clarke che secondo lui non
si era smarcato, ma è lui ad aver tardato il passaggio; ma va, va…. Clarke lo
ignora ma è chiaro cosa pensa.
Ancora calci da dietro per Osgood, omaggio di Hunter stavolta.
Nessun lamento, nessuna sceneggiata, si continua a giocare, nessuno vuole mostrare
debolezze.
Al 55’ una rimessa laterale lunghissima di Hutchinson crea
panico tra la difesa del Leeds che libera a fatica, avvisaglie…
Un minuto dopo Bremner stende Hutchinson con una violenta
entrata da dietro che non genera calci di punizione, sceneggiate o proteste;
Hutchinson è subito in piedi e il gioco prosegue tanto che Clarke fila via in
contropiede e mentre si appresta a tirare viene fermato da un gran tackle di
Webb.
Ma la palla resta ai bianchi, Cooper fila via sulla sinistra
di gran carriera, aggira splendidamente Harris e riesce a crossare quando la
palla sembrava destinata ad uscire. Il cross è respinto al limite dell’area, ci
si fionda Giles che calcia al volo, fuori di poco. Il ritmo, che si era un po
abbassato, sembra riprendersi. Il pubblico ruggisce.
La pressione del Leeds torna a farsi sentire, ogni volta che
si distende in attacco crea pericoli ma non riesce a concretizzare. Un secondo
gol risolverebbe senz’altro le questioni. Ancora, McCreadie regala la sfera a
Jones che fila via e viene steso senza troppi complimenti da Dempsey.
Il Leeds ha ricominciato a bussare alla porta. Il Chelsea
resiste, ha carattere e grande fisicità ma non riesce a creare pericoli.
Subisce la pressione avversaria, per togliersela ci vorrebbe il pallone, ma non
riescono a tenerlo a lungo, la squadra è impostata su contrattacchi immediati e
rapidi.
Bello spunto di Jones che entra in area, lo affronta
Dempsey, il tiro dell’attaccante, bello, è bloccato in presa da Bonetti. Un’ora
di gioco.
Hunter salta di testa commettendo almeno due falli su Hutchinson
che gli stà davanti, si prosegue.
Si vede il Chelsea, finalmente. Cooke avanza palla al piede,
evita Bremner, che cerca di colpirlo, e serve Osgood sulla tre quarti. Osgood
controlla e si allarga verso l’out destro, lo chiude Charlton che da indietro
al portiere.
Sul rinvio azione insistita di Lorimer, che entra in area
non riesce a girarsi, serve Gray all’indietro che fa un bel cross teso di poco
alto sulla traversa.
Fraseggio insistito del Chelsea che libera Osgood il quale
viene fermato al limite dell’area, la palla finisce a Bremner sul quale da
dietro interviene Cooke che gliela soffia e lo mette a terra. Il simpaticissimo
scozzese va giù ma è lestissimo a balzare su per restituire il colpo a Cooke.
Degno compare di Charlton.
Il Chelsea sembra più vivo adesso, del resto mancano
venticinque minuti e sono sotto di un gol. Azione di Hollins che crossa dal
fondo, libera Cooper che in bello stile evita due avversari; il secondo,
Hutchinson, lo stende. Play on fa segno merry Mr Jenkins. Non si fanno pregare
i blu, bella combinazione in velocità Cooke, Osgood, Hutchinson e bella uscita
di Harvey sui piedi di quest’ultimo.
64’, collisione tra Webb e Lorimer ai 200 orari, entrambi
mancano la sfera, Lorimer comunque riesce a colpire la gamba di Webb. Entrambi
vanno giù, la palla carambola a Hollins che manda in mezzo un cross da
sinistra, stacca Osgood che serve di testa Baldwin il suo tiro è ben parato da
Harvey.
65’, Osgood si libera di Giles con un pallonetto, poi mette
giù, avanza e evita di nuovo Giles. Lo affronta Bremner che lo ferma, cade e
tenta di scalciarlo da terra, il merdina. Osgood si gira e restituisce la
cortesia Bremner fa per reagire, arriva Hutchinson che con una violenta spinta
lo butta a terra. Merry Mr Jennings accorre e rifila ad Hutchinson l’unica
ammonizione della partita.
C’è poi una grande azione personale di Cooper sull’ interno
sinistro, un treno. Giunto al limite dell’area avversaria lascia partire un
missile parato in tuffo da Bonetti.
Osgood sempre più nel vivo dell’azione smista per Houseman
in profondità, Bremner chiude e da ad Harvey. Ancora Chelsea, dopo una serie di
passaggi Webb manda un cross in mezzo facile preda di Harvey.
Harris si arrampica sulla schiena di Jones, che gli fa un po
‘ponte’, palla in out. Interventi sempre al limite ma nessun accenno di
animosità.
Charlton sbaglia il disimpegno di testa e regala palla a
Osgood che se ne va in dribbling e apre per Houseman largo a sinistra, il cross
ha poca convinzione, è più alto che teso e finisce tra le braccia di Harvey. Venti
alla fine, il Chelsea stà rientrando in partita, il tempo comincia a stringere.
Harvey subisce due falli in un minuto mentre cerca di
rinviare con la palla in mano.
Gray scatta a sinistra si accentra e tira malissimo, la
palla invece di andare verso la porta finisce dall’altra parte del campo,
raccoglie Lorimer sul quale commette fallo Dempsey, punizione. Batte lo stesso
Lorimer lungo, sul secondo palo. Stacca Jones altissimo che rimette
all’indietro e nello scendere finisce sui fotografi appostati dietro la linea.
Un bobby lo aiuta a rialzarsi.
Sul rinvio scatta Cooke , oltrepassa la linea mediana e
viene affrontato frontalmente da Hunter, che riesce a fermarlo. Cooke tenta di
recuperare la sfera e stende Hunter.
Numero di McCreadie che in dribbling fa sedere Clarke e
serve Houseman.
Baldwin sbaglia lo stop su rinvio di Bonetti, da dietro
arriva il sempre prontissimo Cooper che gli soffia la palla e si fionda a tutta
verso l’area avversaria e appena dentro esplode un sinistro rasoterra deviato
in angolo da Bonetti.
77’, bella
combinazione tra Osgood e Hutchinson che libera Hollins al tiro che, sballato,
finisce lontanissimo dalla porta.
Sul rinvio la palla è preda di Hollins che serve Osgood, da
questi ad Hutchinson che lascia a Cooke il quale va via dritto e giunto sulla
tre quarti scodella un preciso cross appena dietro al dischetto sul quale si tuffa
Osgood che di testa insacca. L’esultanza, secca, contenuta ma convinta e decisa
è una delle migliori che abbia mai visto. Dietro la porta si scatena il
pandemonio, alcuni tifosi riescono ad entrare in campo e abbracciare Osgood.
Mi chiedo cosa debba aver pensato Revie, che si era acceso
un sigaro due minuti prima, probabilmente preoccupato perché ‘non si può essere
solo 1-0 all’ 80mo di una partita così’. Aggiungo, non si può fare 1-1 in una
partita così. Con questo gol Osgood ha segnato in ogni round, è il nono a
riuscirci in 99 anni di FA Cup.
Si riparte, piede a martello di Hutchinson su Madeley che lo
evita per un pelo e trenta secondi dopo lo stende. Crampi per Hutchinson.
Baldwin falcia Hunter che rialzandosi reagisce come per dire
‘dov’è che l’ammazzo?’
Insiste il Leeds che ottiene un angolo sul quale Jones
colpisce di testa a botta sicura, sulla linea c’è Harris che respinge ma
Bremner, il solito, ha colpito qualcuno nella mischia. Punizione per il
Chelsea.
Gioco confuso ora, squadre stanche che cercano ancora di
attaccare, errori da ambo le parti.
All’ 84’ il clou: ennesima discesa di Cooper sull’out
sinistro e cross. Palla che spiove al limite dell’area dove salta Bremner,
sopraggiunge McCreadie in spaccata volante altissima rifilandogli una gran
pedata in testa. Il nanerottolo rimane giù e si contorce. Direi rigore netto e
forse anche espulsione. L’arbitro fa cenno di continuare, la sfera finisce ad Hollins
che da a Osgood il quale si fa mezzo campo di gran carriera, resiste a un
tackle criminale di Charlton poi allarga ad Hutchinson che a sinistra lo aveva
seguito. Hutchinson fa due passi e poi esplode una bordata che si infrange
sull’esterno della rete. Nell’altra area Bremner è ancora a terra che si
contorce con le mani sulla testa.
Un minuto dopo McCreadie entra duro da dietro su Lorimer che
resiste e passas a Cooper il quale tenta una nuova sortita ma deve essere stanchissimo,
ha corso come una bestia e perde palla dopo qualche metro. La recupera Bremner
che viene caricato da dietro da Hutchinson e finisce giù. Hutchinson gli pesta
un piede, Bremner si rialza gli da una testata sulla schiena. Hutchinson si
gira e lo spinge via poi gli fa ripetutamente segno con la mano; ‘parli, parli,
sai solo parlare, vieni un po vicino..’. Spettacolo.
Lorimer fugge in contropiede sull’out destro deserto e
centra sul secondo palo dove Jones sovrasta Hollins ma il suo colpo di testa è
di poco alto. Doveva segnare.
La partita finisce qui, si va ai supplementari. Per il Leeds
è la terza volta in cinque partite.
Supplementari:
Al 3’ su un cross di Baldwin svetta Osgood, Harvey para, i due
cadono e si scambiano cortesie a terra.
Il copione continua ma gli errori aumentano: tiri sballati di Giles, cross sballato di
Hunter, squadre stanche ma mentalmente irriducibili. Le difese hanno la meglio
sugli attacchi che sembrano aver un po rinculato, gioco spezzettato.
Al 10’ l’inesauribile Cooper viene seccato da Baldwin,
punizione. Giles batte sul secondo palo, doppio colpo di testa a liberare di
Dempsey e Harris che in realtà non libera un bel niente. La palla finisce sui
piedi di Lorimer che di controbalzo dal limite impegna Bonetti. Rinvio.
Hunter a terra per crampi, anche i duri cedono. Osgood
seduto sul prato mentre Hunter viene soccorso, duri aspettano altri duri. I
tifosi del Chelsea, fino ad allora poco rumorosi si fanno sentire ricreando un
po di atmosfera in uno stadio dove ormai a quasi tutti è rimasto ben poco da
dare.
Entrataccia di Houseman su Hunter (succede anche questo) e rimessa
laterale per il Chelsea: Hutchinson per Houseman anticipato da Charlton che
mette di nuovo in out. Nuova rimessa, ancora Hutchinson, stavolta un po più
avanti, la posizione è buona per mandare una delle sue catapulte in centro area
e seminare confusione. Arriva Cooke che chiede lo scambio, Hutchinson gli fa
segno di allontanarsi e indietreggia due passi contro i cartelloni della Shell.
Quindi lascia partire un’ autentica catapulta, una delle migliori rimesse
laterali mai tirate, una delle migliori rimesse laterali mai viste e,
sicuramente, una delle più importanti nella storia del calcio, non solo inglese.
Il movimento delle braccia è perfetto, perfetto è lo stile: uno, due; al terzo
passo i due piedi allineati sulla riga movimento unico roteato delle braccia,
follow-through perfetto e palla scagliata con parabola alta ad almeno trenta
metri di distanza che spiove sul primo palo. Osgood salta e la prende, dietro
di lui Charlton che non riesce ad anticiparlo e Reaney che sbaglia l’uscita. La
palla si impenna e spiove dietro, sul secondo palo, dove saltano a grappolo Baldwin
e Webb che travolgono Lorimer e Jones che finisce in porta insieme alla palla
colpita di spalla, o forse di petto, da Webb. Un gol vecchio stile, quasi
rugbistico, un gol inglese, un gol per gli amanti del calcio, quello giocato
per la gente che stava in piedi su gradini bassi, consumati, scomodi e
pericolosi. Un gol che oggi verrebbe annullato, un gol che probabilmente in
Italia sarebbe stato annullato anche quel giorno.
E Chelsea in vantaggio per la prima volta dopo tre ore e
quasi quarantacinque minuti di finale, un boato di esultante si leva in
lontananza dalla curva opposta.
Si riprende, Il Leeds riparte a testa bassa, il Chelsea, respinge.
Bremner riconquista palla piantando un piede a martello sulla caviglia di Osgood,
se ne va palla al piede cerca di evitare Cooke che lo mette giù. Il nanetto si
rialza furibondo per attaccarsi con Cooke che soprassiede; sopraggiunge Osgood
che gli spiega come l’intervento su di lui tre secondi prima fosse peggio. Il
simpaticone se ne va. La punizione di Giles causa un po di apprensione tra i
tifosi assiepati dietro la porta, tre-quattro colpi di testa, tiri, ribattute.
Alla fine allontana Harris con un calcione dei suoi. Fine del primo tempo
supplementare.
Si riprende, Harris entra a piedi uniti su Gray, lo manca. L’azione
continua, Cooper mette in mezzo, mischia, Bremner spinge qualcuno per cercare
di prender palla e cade lui commettendo anche fallo.
Azione di Lorimer che entra in area avversaria e finisce giù
per una spinta di Hutchinson anch’egli a terra, si continua.
Chelsea tutto all’indietro, il solo Osgood rimane davanti.
L’inesauribile Cooper manda un cross che attraversa l’area ma nessuno lo
prende, stanchezza. Leeds che tenta una via ma non ci sono più forze, ne idee.
Charlton e Hunter per poco non si fanno soffiare la palla da Osgood. Lo stesso
Osgood si fa mezzo campo palla al piede, si allarga a sinistra, avanza ancora e
poi mette un rasoterra in mezzo che Hutchinson infila a porta vuota.
Fuorigioco, il segnalinee prontamente segnala: annullato. Gli uomini di Revie
si arrendono, il Chelsea crea ancora due pericoli su altrettanti alleggerimenti
ma Hutchinson viene fermato un’altra volta in off-side e poi su cross di
Hollins, sempre Hutchinson colpisce male di testa.
Cross di Lorimer, esce Bonetti che cicca la respinta,
McCreadie anticipa Gray in corner.
Webb entra a tutta birra a piedi uniti su Cooper che si
rialza senza fiatare. Numero di Lorimer, corner, pericolo ma non succede più
niente. L’ultimo tiro, di Gray, finisce altissimo sulla traversa. Sul rinvio di
Bonetti merry Mr. Jennings fischia tre volte e chiude l’incontro. Una maratona.
Il Chelsea vince la sua prima FA Cup, il Leeds ancora una
volta è secondo e deve rimandare l’appuntamento, allungando la propria striscia
di occasioni mancate di un soffio.
E’ stata una grande partita. Passata alla storia come la più
violenta partita nella storia del calcio inglese, è stata, a mio parere, una
delle più grandi partite inglesi mai giocate. La squadra migliore ha giocato
meglio, molto meglio degli avversari e ha perso. Cose che succedono, è (era
ancora) un gioco.
I migliori: Cooper per il Leeds e Osgood per il Chelsea,
Cooper per me migliore in campo in assoluto
Nel 1997 David Elleray, allora arbitro inglese di punta,
stimò per gli standard di allora che la partita sarebbe finita con 6 espulsioni
e 20 ammonizioni. Nel 2020 Michael Oliver, arbitro di punta inglese del momento
nonché uno dei peggiori arbitri al mondo, aggiustò la stima di Elleray in 11
espulsioni inclusa quella di McCreadie due volte.
Si trattava di una rivalità fiera, dura che giustamente
poteva esprimersi in campo grazie all’atteggiamento dei calciatori che erano
pronti allo scontro tanto come al non oltrepassare un limite che non era e non
necessitava di essere scritto.
Bonetti ebbe a dire ‘Avevano la fama di essere ‘sporchi’,
cattivi. Io preferivo definirli fisici, perché anche noi lo eravamo e potevamo
affrontarli senza problemi sul loro stesso piano. A loro non piaceva e
diventavano aggressivi’.
Hutchinson la fece molto più corta ‘Ci odiavano, e noi
odiavamo loro’.
Ci fu un infortunato serio solo, Gray, colpito dietro al
ginocchio da Harris, oltre a Bonetti che in un primo tempo non sembrava.
Rettifico la stima di Oliver: con i giocatori di oggi una squadra che si
trovasse ad affrontare una di quelle due contendenti non arriverebbe alla
mezz’ora prima di avere più della metà dei giocatori fuori per presunti
infortuni.
Avevo, dietro suggerimento, iniziato a scrivere di questa
partita per la consueta serie partitacce, e certo un po lo fu. Ma pur offrendo
una carrellata di tutto rispetto di interventi al limite, gli stessi quasi si
perdono, diluiti nell’intensità e nel tono maschio e vigoroso di una contesa
epica. Quello si, lo rimane.
Quindi chiudo e riclassifico l’incontro quale vero e proprio
partitone.
Manchester,
Old Trafford 29 Aprile 1970
FA Cup
Final Replay
Chelsea
2-1 Leeds United d.t.s.
Chelsea: Bonetti, Harris, McCreadie,
Hollins, Dempsey, Webb, Baldwin, Cooke, Osgood (112’ Hinton), Hutchinson,
Houseman. All. D. Sexton
Leeds
United: Harvey,
Madeley, Cooper, Bremner, Charlton, Hunter, Lorimer, Clarke, Jones, Giles, Gray. All: D. Revie
Arbitro: E. Jennings (Stourbridge)
Reti: 36’ Jones (L), 78’ Osgood (C), 104’
Webb (C)
Spettatori: 62.078
PLAYLIST
Carter
takes a train – Roy Budd
Looking for
someone – Roy Budd
The harder
they come – Jimmy Cliff
Rock and a
hard place – The Rolling Stones
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