IL CALCIO E' NATO IN SCOZIA?

Un approfondimento di alcuni documenti storici datato qualche anno addietro potrebbe rivoluzionare l’ormai secolare certezza riguardante le origini del gioco del calcio.

ORIGINI

Il gioco del calcio era praticato in Inghilterra già dall’alto medioevo sotto forma di ‘calcio rurale’, un tipo di calcio paesano in cui gruppi, formati a volte da qualche centinaio di persone, si ritrovavano solitamente su tratti di strade pubbliche o in mezzo alle campagne in prossimità di un corso d’acqua con l’intento di disputarsi una palla e l’obiettivo di andarla a mettere in una data posizione alle spalle dello schieramento avversario. In quasi tutti i casi il goal non era identico per le due compagini. 

Durante il XVIII secolo il gioco si diffuse anche all’interno delle Public Schools, ovvero le scuole più prestigiose dove le classi dirigenti formavano ed istruivano le future generazioni. In entrambi gli ambiti gli incontri sfociavano spesso in gravi episodi di violenza e il controllo dell’ordine pubblico divenne assai problematico. Anche all’interno delle scuole la pratica poteva risultare assai violenta ma gli incontri rimasero sempre circoscritti all’interno delle singole realtà scolastiche e non contribuì quindi alla pessima fama del football. Fama pessima sia del gioco che dei suoi praticanti. 

A Derby nel 1796, dopo un incontro terminato con parecchie risse tra diversi gruppi di partecipanti,  un cittadino ebbe a rimarcare che: ‘ Il calcio è una disgrazia per l’umanità e la civilizzazione , sovversivo nei confronti dell’ordine costituito e del governo, oltreché degradante  per la morale e distruttivo per le vite e le proprietà degli abitanti  di questa città’. Le autorità non stettero a guardare  e dopo alcuni tentativi locali di sopprimere la pratica, il governo di Westminster promulgò nel 1835 l’ Highways Act che proibì il gioco sulle strade pubbliche. Seguirono gli Inclosure Acts del 1845, che consentivano di delimitare le proprietà agricole e  resero di fatto quasi impossibile lo svolgimento del tradizionale gioco del football nelle campagne, conseguenza dell’erezione di muri e staccionate tra i campi lungo i confini di proprietà. L’urbanizzazione di larghe fette di popolazione rurale che tolse una buona parte dei praticanti dalle popolazioni rurali fece il resto.



School football 1830s

Lo stato dell’istruzione inglese si trovava al tempo in cattive condizioni ma quando con l’avvento del progresso vittoriano  la società si fece più complessa, ecco che le classi più elitarie cominciarono a riconoscerne la necessità di un miglioramento, perlomeno in quelle scuole più prestigiose frequentate dai  loro rampolli. In questo contesto l’attività fisica, o sportiva, assunse nuova ed importante rilevanza nel curriculum scolastico del giovane gentleman e quando si trattò di scegliere una disciplina per i mesi invernali che fosse complementare al già affermato cricket, che la faceva da padrone nei mesi estivi, il football  fu la scelta quasi automatica. 

Le più antiche scuole quali Eton, Harrow, Shrewsbury, Rugby, Winchester e Charterhouse lo adottarono già a partire dalla fine degli anni 30 dell’800 ma la diversa dislocazione geografica degli istituti portava con se l’inevitabile frammentazione dei regolamenti. 

Tra queste le più imitate e diffuse erano le regole della Rugby School da un lato, e quelle di Shrewsbury e Harrow dall’altro. La differenza maggiore tra i due tipi di football stava nel consentire o meno l’uso delle mani, o meglio il correre portando la palla in mano e il terribile hacking, ovvero lo scalciare gli avversari in corsa negli stinchi. 

Durante il decennio successivo il calcio si diffuse anche presso scuole meno prestigiose e in modo più capillare anche se, dal punto di vista delle regole adottate, non furono fatti progressi ed ogni scuola continuava a giocare a modo suo. I problemi cominciarono a sorgere  all’indomani del passaggio della prima generazione che aveva praticato il calcio nelle Public Schools  alla carriera universitaria. Su Oxford e Cambridge convergevano i vari alunni promossi dalle scuole superiori e lo svolgimento dell’attività calcistica a livello universitario precipitò rapidamente nel caos. Per ovviare all’inconveniente, dopo anni di feroci dispute e diatribe sul quale regolamento fosse il caso di adottare, alcuni più illuminati allievi di Cambridge riuscirono a convincere altri studenti dalle provenienze diverse a riunirsi per cercare di creare un nuovo regolamento che potesse essere accettato da tutti e che avrebbe permesso di riprendere l’attività.

Fu creato un comitato di studenti promosso da  Harry de Winton e John Charles Thring, provenienti dalla Shrewsbury School , che si riunì presso il Trinity College di Cambridge. Alla riunione parteciparono anche rappresentanti di Eton, Rugby, Harrow e Winchester e dopo una riunione fiume di oltre otto ore, ne scaturì un primo regolamento, noto ancora oggi come Cambridge Rules, il primo dell’era moderna. Era il 1848.

Contemporaneamente, al di fuori dell’ambito scolastico, gli incontri di calcio continuavano un po in tutto il paese. Il gioco rimaneva violento, gli infortuni seri erano all’ordine del giorno così come i problemi legati all’ordine pubblico. 

A partire dai primi anni del decennio 1850 comunque, a Sheffield si cominciò a pensare di ridurre il calcio ad una disciplina più civilizzata. Nell’inverno del 1855, due membri dello Sheffield Cricket Club, Nathaniel Creswick e William Prest, organizzarono alcuni incontri di calcio al fine di mantenere in forma i membri del club durante la pausa invernale. L’attività ebbe successo, fu ripetuta e portò alla formazione dello Sheffield Football Club nell’ottobre del 1857. I due prepararono una prima raccolta di regole che furono adottate dal club  durante la riunione di fondazione e usate fin da subito per gli incontri. Nel dettaglio:

1.      Il calcio d’inizio, dal centro del campo sarà mediante un calcio da fermo.

2.      Il calcio in porta non deve essere effettuato da una distanza superiore a 25 yards.

3.      La presa al volo può essere effettuata da qualsiasi giocatore, se il pallone spiove dall’alto e non ha toccato terra, non può provenire da una rimessa laterale. La presa al volo da diritto a un calcio libero.

4.      E’ ammessa la carica sulla rincorsa per un calcio libero, ma non su calcio d’inizio.

5.      Spingere un avversario con le mani è ammesso. I calci alle gambe e gli sgambetti non sono ammessi in nessun modo e in qualsiasi caso.

6.      Nessun giocatore può essere trattenuto o spinto a terra.

7.      Non è ammesso portare volontariamente la palla al di fuori del campo da gioco, eccezion fatta per  il fallo laterale.

8.      La palla può essere colpita e spinta con le mani, ma mai tenuta in mano, salvo che per l’esecuzione del calcio libero.

9.      Il gol viene realizzato tramite un calcio, ma non direttamente da rimessa laterale o calcio libero.

10.   Una palla uscita lateralmente non è più in gioco, l’ultimo giocatore a toccarla è tenuto a rimetterla in campo.

11.   Ogni giocatore si deve dotare di un berretto di stoffa blu scuro o rosso. Un colore da attribuirsi a ciascuna squadra.  


Sheffield FC in 1857

La differenza fondamentale con le regole della Rugby School stava nel fatto che correre con la palla in mano non era consentito, cosi come non lo era scalciare le gambe degli avversari (pratica poi scomparsa anche a Rugby), ma la cosa più importante fu che con un regolamento definito si poteva adesso cominciare a giocare. 

Le partite furono in un primo tempo organizzate tra gli stessi membri del club, ma nel giro di un anno lo Sheffield FC  riuscì a giocare la sua prima partita contro un avversario al di fuori del proprio circolo, contro la squadra del 58° Reggimento di Fanteria del Rutlandshire. L’anno dopo il Club stampò alcune copie del regolamento, sebbene non ancora interamente  definito, la cosa ebbe effetti positivi in quanto la pratica cominciò a diffondersi in città e nei dintorni.  

Il 1860 fu l’anno decisivo, alla riunione del 31 gennaio la regola 8 fu abolita e rimpiazzata con:  ‘Tenere la palla in mano (tranne che per la battuta di un calcio libero), o spingerla o colpirla con le mani in qualsiasi altro modo, non è consentito.’  E con questo, le distanze dal Rugby Football furono definitivamente stabilite.  

Il diffondersi della nuova disciplina con tanto di regolamento diede anche le prime soddisfazioni e nel settembre di quell’anno fu fondato l’Hallam F.C., in un sobborgo di Sheffield, anche qui dai membri dell’omonimo cricket club che decisero di adottare il calcio come disciplina per tenersi impegnati nei mesi invernali. Il giorno di S.Stefano 1860 ci fu il primo incontro tra le due compagini cittadine, lo Sheffield FC battè l’ Hallam FC per 2-0. 

Altri cambiamenti alle regole portarono alla pubblicazione di un secondo regolamento nel 1862 che portò il numero di norme a 17. Le regole dello Sheffield FC fecero comunque proselitismo e altri Football Club si formarono nella zona.

Come abbiamo visto però la pratica del calcio negli ambiti universitari rimaneva in uno stato molto più precario data la riluttanza ad accettare il regolamento comune e una mai sopita rivalità tra gli ex-allievi di scuole diverse che rivendicavano la più antica origine, nonché la superiorità dei propri regolamenti, dando vita a continue dispute.

Fu in questa luce che nel 1863 Ebenezer Cobb Morley, fondatore e capitano del Barnes F.C. , scrisse una lettera al giornale Bell’s Life in cui proponeva una riunione per la formazione di un Organo Direttivo che  disciplinasse e unificasse il gioco del calcio sotto un unico regolamento. La lettera portò alla convocazione dell’ormai famosa riunione del 21 ottobre di quello stesso  1863 alla Freemasons’ Tavern di Londra , cui parteciparono i rappresentanti di 12 squadre di Londra e dintorni . EC Morley venne eletto segretario della neonata associazione e stese una prima versione del regolamento. Alla riunione parteciparono anche quattro membri dello Sheffield F.C., invitati in veste di osservatori. 

L’esito delle discussioni non li soddisfece in quanto l’assemblea deliberò una prima versione del regolamento, e successive modifiche, che ancora ammetteva l’uso delle mani e il placcaggio, dietro la spinta dei rappresentanti delle Public Schools e dell’ Università di Cambridge che erano presenti. I delegati di Sheffield fecero così ritorno al Nord dove continuarono l’attività calcistica secondo la loro versione del regolamento e formando dopo qualche anno la Sheffield Football Association, in contrapposizione alla Football Association . 

L’istituzione di un torneo da parte della neonata federazione (la F.A. Challenge Cupnel 1871) e il suo rapido successo in termini di iscrizioni ,che crebbero di anno in anno e oltrepassarono i limiti della capitale, detrminò un sempre maggiore isolamento per i calciatori di Sheffield e dopo oltre due lustri di orgoglioso dualismo, la Sheffield Football Association rinunciò alla propria sovranità nell’aprile 1877 entrando a far parte della federazione londinese.  Una parte delle regole di Sheffield  vennero incorporate nel nuovo regolamento unificato. La rivalità tra le due federazioni non fu ad ogni modo solo una questione istituzionale, in quel periodo furono infatti giocati 16 incontri tra le due rappresentative disputati sia con le regole di Sheffield che con quelle di Londra e persino con regole combinate.

Questo fu il processo che portò alla nascita del gioco del calcio, così come più o meno  lo conosciamo. A nostro avviso, al di la delle incredibili frammentazioni iniziali, quello che spicca è senz’altro una continuità di avvenimenti,  di incontri di interconnessioni tra persone e squadre, che nel corso di due decenni  concorsero, a volte anche inconsapevolmente, alla codificazione del gioco.

NUOVE ORIGINI?

Una recente ricerca afferma che ci sarebbe però un processo precedente a questo e che portò alla stesura di alcune regole per la pratica del gioco del calcio ad Edimburgo trent’anni prima della formazione della Football Association, quindici anni prima della stesura delle Regole di Cambridge. Vediamo:

Andy Mitchell e John Hutchinson stanno lavorando, già dal 2007, ad una dettagliatissima storia di quello che è, ormai comprovato, il primo Club fondato al mondo. Si tratta del Foot-Ball Club, fondato ad opera di un  giovane studente di Legge, John Hope, ad Edimburgo nel 1824. I due storici hanno formulato un’ipotesi secondo la quale le regole del gioco e quel lontano sodalizio sarebbero collegati, basandosi sul ritrovamento di ulteriori documenti tra le carte dell’Archivio Nazionale Scozzese. Tra le centinaia di documenti di Hope, che registrava ogni giorno, minuziosamente, ogni sua attività, si trovano alcuni suoi taccuini, uno dei quali contiene le sue ‘Sei Regole per il gioco del Calcio’ redatto nel lontanissimo 1833 per le partite del club, decenni prima della fondazione delle federazioni inglese e scozzese.

 

 


John Hope


Tra le regole troviamo la definizione del gioco tra due squadre che si disputano un pallone, il divieto a sgambettare avversari e  la specifica per la posizione delle porte, la definizione di un terreno di gioco, verosimilmente delimitato anche se non in dettaglio.

Sebbene il gioco codificato da Hope sia molto diverso da quello attuale, i due ricercatori sostengono che l’ Edinburgh Football Club  e i suoi membri giocarono un ruolo fondamentale nello sviluppo del calcio.  I due credono che Hope e compagni non abbiano ricevuto il merito dovuto da parte degli storici ufficiali  per il  contributo dato  allo sviluppo del gioco del calcio.

Secondo Mitchell, le regole scritte da Hope , sebbene semplici, definiscono un gioco consistente nel calciare una palla tra due squadre contrapposte, su una superficie di gioco definita e con porte definite e precedono  le Cambridge Rules, ritenute universalmente  il primo tentativo di codificazione del gioco del calcio, di quindici anni contenendone molti dei medesimi principi


John Hope rules

Mitchell va oltre e afferma che il club ebbe un impatto fondamentale sulle generazioni successive di giocatori. Lo fa citando due persone, parenti di due membri fondatori del Club e che giocarono poi per la Scozia.

Il primo è James Kirkpatrick che vinse la Coppa d’Inghilterra con i Wanderers nel 1877 e fu capitano della Scozia nel primo incontro internazionale di calcio, sebbene non ufficiale, fra Scozia ed Inghilterra nel 1870 ed era figlio di Charles S. Kirkpatrick, membro dell’ Edinburgh Foot-Ball Club nel 1831.

Il secondo , Francis Moncreiff, primo capitano della nazionale scozzese di rugby nella partita contro l’Inghilterra del 1871, era figlio di James Moncreiff che fu anche lui membro del Foot-Ball Club nel 1832.

Mitchell sostiene quindi che in base a questa sua analisi si può dimostrare che l’ Edinburgh Foot-Ball Club non fu  solamente un eccentrico, storicamente isolato club per gentlemen in una qualsiasi città, ma un club che generò una fitta maglia di interesse e relazioni che ebbero un’influenza notevole sui primi sviluppi, ma anche su quelli successivi , del gioco del calcio e della società scozzese più in generale.

Facciamo un passo indietro e vediamo di far luce su quei lontani eventi.

Il club fu formato a Dalry, nella parte  sudoccidentale della città a due passi da dove oggi sorge lo stadio del Heart of  Midlothian, uno dei due club professionistici della città e non lontano da Murrayfield tempio del rugby scozzese. Il promotore, l’allora diciassettenne John Hope, studente di legge all’Università di Edimburgo si prefiggeva, oltre alla pratica del football di raccogliere fondi per aiutare gli abitanti più poveri del quartiere. Originariamente il club era formato da 61 membri, un misto di avvocati, medici, contabili e altri professionisti appartenenti alle classi agiate della limitrofa New Town. La quota annuale di partecipazione fu fissata in uno scellino e sei pence che servivano per pagare l’affitto del parco, l’equipaggiamento e un ragazzo addetto a varie mansioni la principale delle quali era gonfiare i palloni. 

Nell’estate del 1824, il giovane Hope organizzò una stagione di giochi all’aperto. I membri si riunivano presso il Dalry Park il sabato pomeriggio per disputare incontri di calcio. Ovviamente non si trattava del gioco attuale ma di una forma, come sempre accadeva in quei giorni, assai rude di gioco in cui spintoni e calci erano ammessi, con conseguenti cadute. Non era ammesso l’uso delle mani se non eccezionalmente (le regole ritrovate non specificano) ed eventualmente il giocatore che aveva effettuato una presa al volo con le mani poteva correre con la palla in mano, cosa che accadeva comunque di rado in quanto il pericolo di essere scalciati era decisamente troppo alto. Le partite, in quei primi giorni, contavano 39 partecipanti in che modo suddivisi non è dato sapere.

Per la stagione 1826/27 il numero dei membri aumentò ad 85 , tempo dopo quando l’affitto del parco aumentò, la quota sociale fu portata a 6  scellini l’anno e nel 1831 il club trasferì l’attività a Grenhill Park nel sobborgo di Bruntsfield, mezzo chilometro più a ovest.  Da un documento di quell’anno si ricava un particolare importante: la stagione fu traslata dall’estate all’inverno, cominciò infatti il 26 novembre 1831 e finì il 1 luglio 1832. L’ultimo dei documenti archiviati, datato febbraio 1842, contiene una relazione sull’opportunità o meno di accettare iscrizioni temporanee.  Quel che successe poi non è chiaro e non ci sono documenti disponibili a far luce, si ritiene in generale che il club sia stato sciolto dopo quella data.

Hutchinson insiste sul fatto che prima di avere federazioni e campionati di calcio organizzati, il primo necessario passo sia la formazione di un club e in questa luce pare non ci siano dubbi sul primato di Edimburgo.

La cessata attività pone il Foot-Ball Club in una posizione di difetto rispetto alla rivendicazione di essere il depositario delle regole fondatrici del calcio in quanto la continuità venne interrotta e nonostante le affermazioni di  Mitchell e Hutchinson non ci sono evidenze che l’eredità del Foot-Ball club sia stata raccolta e portata avanti da un altro Club della zona e che da qui poi ci si possa ricondurre con altri collegamenti all’attuale disciplina. Le origini dei due club di Edimburgo, Heart of Midlothian e Hibernian non sembrano essere in relazione con il Foot-Ball Club di Hope. Lo storico scozzese comunque aggiunge che nel 1854 Hope, che nel frattempo era diventato avvocato e si dedicava parallelamente ad un’instancabile attività filantropica, iniziò a combattere la miseria che colpiva i giovani delle classi più povere e riuscì a radunare parecchi ragazzi di età compresa principalmente tra i 16 e i 18 anni spiegando loro il gioco del calcio, esortandoli a praticarlo e a formare nuove squadre in modo da tenersi lontano dall’alcool, la piaga che più di ogni altro mieteva vittime tra gli strati bassi della popolazione. La documentazione relativa al club si ferma però al 1841, anche se è facile pensare che  Hope cercò di divulgare la sua creatura, cioè quello stesso gioco del quale scrisse le regole vent’anni prima. Sicuramente il club era attivo in modo diverso dagli ambiti inglesi contemporanei che rimanevano perlopiù dei circoli chiusi all’interno dei quali veniva praticato il calcio.

Le rivendicazioni scozzesi  sono ampie e il direttore del Museo del Calcio Scozzese, Richard McBrearty che collabora con Hutchinson, non ne fa mistero: ‘ La scoperta dell’esistenza del Foot-Ball Club è un ritrovamento importantissimo, e sarà un’ aggiunta enorme al patrimonio del calcio scozzese. Il museo cercherà di promuovere la storia di queste origini non solo in Scozia ma anche su scala più ampia’. E chiude  affermando che ‘ Stiamo rivendicando la nostra storia, storia che ci è stata rubata , abbiamo le prove che la Scozia ha prodotto la prima squadra di calcio al mondo.’

Dichiarazioni forti ma decisamente comprensibili considerando l’importanza dell’argomento nelle Isole Britanniche e la tradizionale rivalità tra le due Nazioni che, mai sopita del tutto, è sfociata oggi in una lotta aperta su questioni che travalicano la tradizionale rivalità sportiva tra il cardo e i tre leoni.

Le ricerche più accurate danno come data di arrivo più probabile del football ad Edimburgo il 1854 grazie ai fratelli Crombie che ci avevano giocato quando frequentavano la Public School di Durham in Inghilterra, si tratta comunque di rugby football. Da li nel giro di tre anni il gioco raggiunse la  scuola di Mertchinson Castle e quella di Royal High e via via tutte le altre . La prima partita inter-scolastica fu giocata proprio tra queste due scuole nel 1858 e poi, grazie al fatto che gli ex presidi di altre scuole  che vedevano di buon occhio l’attività sportiva lavorarono alla Mertchinson School tra il 1858 e il 1862 si arrivò a disputare incontri su base regolare.

Il calcio seguirà una strada diversa e dal 1841si dovrà attendere il 1867 quando, a seguito della formazione della Football Association inglese, a Londra nel 1863, gli entusiasti scozzesi cominciarono formare club.  Il primo, tutt’ora in attività e con una storia incredibile alle spalle, fu il Queen’s Park Glasgow, fondato il 9 luglio 1867.

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