BOXING DAY FOOTBALL: YES PLEASE, NO GRAZIE.




Dopo il fiasco televisivo di due anni fa, il calcio a S.Stefano è stato subito cestinato e si è tornati alle vacanze natalizie in salsa pallonara. Si gioca fino a qualche giorno prima di Natale e poi si riprende intorno al 6 gennaio. meglio. 

 Non che non sia mai capitato di giocare a S.Stefano in 120 anni, da quando cioè si gioca il campionato italiano di calcio, come vedremo più avanti, ma certo si è trattato di eventi molto sporadici e probabilmente casuali.  Fu ovviamente una trovata commerciale di Sky i cui direttori credono di aver inventato e poter fare qualsiasi cosa. Il fatto che il campionato italiano di calcio compisse 120 anni, e che in questo secolo e quasi un quarto qui durante le feste non si sia mai giocato  poco o nulla importava loro. 

 Ben diversa la realtà inglese presa ad esempio anzi come scusa. L’origine del Boxing Day Football, infatti, coincide nella terra d’Albione, e quindi in termini mondiali assoluti, con la nascita del calcio stesso. Si svolse infatti il giorno di S.Stefano del 1860 (l’Italia ancora non era ancora unita tanto per dire) il primo incontro di calcio tra due squadre non appartenenti allo stesso club ma a due club diversi, quindi la prima partita vera e propria nella storia del calcio. 

Protagonisti la squadra più vecchia al mondo, Sheffield FC e la seconda squadra più vecchia al mondo, Hallam FC anch’esso di Sheffield. I primi prevalsero per 2-0. Nonostante questa pietra miliare iniziale, il programma calcistico inglese ha visto privilegiare la giornata di Natale come data calcistica delle festività di fine anno fino alla fine degli anni 50 quando la crescente indisponibilità dei mezzi di trasporto per il 25 dicembre fece si che la giornata di calendario in programma venisse spostata al giorno dopo, il 26. La tradizione del calcio a Natale era precedente alla nascita stessa del campionato e vedeva, in quei lontani giorni, affrontarsi perlopiù squadre di paesi vicine o della stessa città che iniziarono a dar vita ad avvincenti contesti locali che riscossero fin da subito buon successo. Da tempo quindi il pubblico inglese è abituato, all’indigestione calcistica natalizia che la nascita dei campionati professionistici portò con se. Ripensando a quel periodo tardo-vittoriano infatti, Natale era una delle poche giornate festive sul calendario e il calcio, a differenza di oggi, uno dei pochi svaghi disponibili ed economicamente accessibili alle masse lavoratrici, numericamente rilevanti, che presero a riempire gli stadi in massa. 

Per alcuni, inoltre, la partita forniva un’ occasione di fuga dalla trappola famigliare fatta di tacchini ripieni, Christmas crackers, baci e abbracci di nonni, zii e parenti vari nonché, in epoca più recente, dal discorso del Sovrano alla tv. Il calcio diventò dunque da allora parte importante delle festività natalizie.

 Le storie non mancano: nel 1888 l’Everton giocò due partite il giorno di Natale e una terza il giorno dopo. Tutte e tre le partite furono giocate in casa, Anfield Road al tempo. La mattina di Natale batterono 3-2 il Blackburn Park Road in rimonta per la Lancashire Cup. Lo stesso pomeriggio disputarono la tradizionale amichevole di Natale contro l’Ulster FC, imponendosi per 3-0, il gol del portiere mandò in visibilio gli oltre 2.000 temerari accorsi all’incontro. L’indomani, Boxing Day, sotto una fitta grandinata ricevettero la visita dei rivali cittadini del Bootle, 0-0 il risultato. 

 La prima partita di campionato giocata il giorno di Natale fu nella stagione 1889/90 quando gli ‘Invincibili’ del Preston North End, campioni in carica, affrontarono tra le mura amiche l’Aston Villa, secondo in classifica. Nonostante il Villa avesse vinto l’ultimo incontro tra le due squadre, uscì sconfitto da quell’incontro finendo a nove punti dai battistrada che di fatto si riconfermarono quel giorno campioni d’Inghilterra con cinque giornate d’anticipo. Star della giornata Nick Ross che con la sua inaspettata tripletta, era un difensore schierato quel giorno in attacco, permise al Preston di avere la meglio, 3-2 sugli agguerritissimi Villans, in un incontro durissimo. Quasi 10.000 spettatori assistettero all’incontro, rimandando l’appuntamento col tradizionale tacchino e dando il via ad una tradizione di stadi pieni, incontri disputati a distanza ravvicinatissima e storie strane ed avvincenti che dura tutt’ora e che ha sempre riguardato tutte e quattro le serie professionistiche inglesi. 

 Chi mastica calcio inglese da un po e non pensa che sia nato con l’avvento della Premier League, sa che il calendario delle 42 (ora 38) partite di campionato non si è mai disputato in maniera simmetrica su 21 giornate di andata seguite da 21 giornate di ritorno disputate nello stesso ordine a campi invertiti. In particolare si era sempre voluto mantenere, se la categoria di appartenenza lo permetteva, le stesse date per partite che i club già giocavano, come visto in precedenza, accordandosi tra loro. In questo ambito i derby locali previsti durante le festività sono sempre stati più o meno salvaguardati con l’aggiunta, durata fino agli anni ’50, di giocare il ritorno della partita di Natale già il giorno dopo.  

Una delle partite più importanti dell’epoca vittoriana fu il derby Blackburn Rovers-Darwen in programma il giorno di Natale. Divise da un solo miglio di distanza e da accesa rivalità, in campo e sugli spalti, le due squadre si trovarono ad Eawood Park il giorno di Natale 1890. I Rovers schierarono le riserve volendo risparmiare i titolari per il big-match del giorno dopo contro i Wolves. A quel punto gli avversari, delusi da tale comportamento, rifiutarono di scendere in campo, irritando notevolmente le migliaia di spettatori presenti, quindi anch’essi decisero di mandare in campo le riserve. A questo punto però il pubblico prese il controllo della scena e, fregandosene dei buoni sentimenti natalizi, ritenendosi gabbato, invase il campo distrusse le porte e vandalizzò tribune e gradinate causando l’annullamento della partita. 

Non mancarono pure partite disputate su andata e ritorno tra Natale e S.Stefano che finirono con lo stesso punteggio. Nel 1908 il Manchester City sconfisse 2-1 il Chelsea in casa e perse con identico punteggio a Stamford Bridge il giorno dopo. Lo stesso successe tra Bristol City e Bradford City: 1-0 a Natale ad Ashton Gate, 1-0 il giorno dopo per i Bantams a Valley Parade l’indomani. Il Times commentò: ‘La forma conta poco in queste partite. Infortuni e stanchezza incidono in maniera decisiva su incontri a distanza ravvicinata. Chi ha le riserve migliori ha chanches maggiori di vincere.’ Niente di nuovo quindi a distanza di 110 anni. 

Ovviamente no, ma certo le usanze dei calciatori sono un po cambiate: nel 1931 ci racconta Ted Crawford, allora centrattacco dell’Orient, l’intera squadra si presentò il giorno di Natale a Brisbane Road per l’incontro casalingo di campionato con il Bournemouth, completamente ubriaca. Il manager aveva fatto loro dono di un barile di birra che loro pensarono bene di scolarsi per intero a pranzo. Crawford ricordò che non riusciva a mettere a fuoco la vista e di essere preda di forte nausea. Ogni volta che staccava di testa vedeva due palloni e non riusciva a prenderne neanche uno, risultato: sconfitta 2-1. Una bella dormita li rimise comunque in sesto, sufficientemente per andare a Bournemouth il giorno dopo e vincere 1-0. 

Nebbia vera e non dovuta ai fumi dell’alcool caratterizzò il Natale calcistico 1937. Un nebbione fittissimo avvolgeva l’Inghilterra meridionale causando il rinvio di molte partite. Il Charlton Athletic si recò comunque a Stamford Bridge per il derby con il Chelsea. Non passò molto dal calcio d’inizio che la nebbia, salita rapidamente dalle rive del Tamigi fino ad invadere King’s Road prima e Fulham Road poi, si riversasse all’interno dello stadio avvolgendolo in una fitta coltre. L’arbitro fermò la partita per alcuni minuti quindi fece proseguire. Il Charlton ripartì di slancio installandosi nella metà campo avversaria. Per Sam Bartam, portiere degli Addicks, le figure si fecero sempre più sfumate. Attestato al limite della propria area di rigore con compagni ed avversari impegnati nell’altra metà del campo, saltellava e si manteneva in movimento per sfuggire alla morsa del freddo nella beata convinzione che i compagni stessero dominando la partita. I minuti passavano senza che Sam potesse scorgere qualcuno, sempre convinto del predominio territoriale dei suo ma forse adesso un po sospettoso non foss’altro perché - dopo tutto questo forcing ancora non abbiamo segnato? – si chiese. Ma ecco spuntare dalla coltre un bobby che lo apostrofa tra il marziale e lo stupito facendogli: ‘E tu cosa diavolo ci fai qua? La partita è stata sospesa un quarto d’ora fa.’ Così Sam si avviò brancolando verso gli spogliatoi dove fu accolto dalle risate a crepapelle e dalle prese in giro dei compagni che, buontemponi, si erano ben guardati dall’andare a dirgli che la partita era sospesa giocandoli un gran tiro mancino. 

Dopo l’interruzione bellica, nella quale non mancarono alcune chicche calcistiche natalizie tipo il Brighton che si presenta a Norwich nel Natale 1940 con cinque giocatori, raccatta gli altri sette tra riserve della squadra locale e pubblico presente, e perde la partita 18-0!, il calcio godette di una vera e propria ‘golden age’ che non mancò di trovare il suo culmine durante le feste natalizie: partite in serie, stadi stracolmi, gol a secchiate, grandi giocatori e una generale atmosfera di allegria non foss’altro che per la ritrovata pace e conseguente vita tornata alla normalità. 

Il boom del pubblico nel decennio 1946/55 fu straordinario. Non fece eccezione il periodo festivo del 1949 quando tre milioni e mezzo di persone assistettero alle partite in programma su tre giornate nel giro di una settimana. Strepitoso se consideriamo che la media generale fa 26.515 spettatori a partita tutto incluso dalla 1st alla 3rd Division compresi (la quarta non esisteva, la 3rd era ancora divisa in due gironi North e South). 

Gli anni 50 e il superamento di molte difficoltà post-belliche portarono con se un aumentato (sempre entro certi limiti) benessere dei lavoratori inglesi. In questo contesto si inquadra la quasi totale cancellazione dei trasporti pubblici per la giornata di Natale, per dar modo ai dipendenti del settore di poterla passare in famiglia. Le difficoltà di spostamento mandarono in crisi progressivamente il programma del campionato il giorno di Natale che, nel giro di pochi anni, fu spostato interamente al giorno di S.Stefano. Boxing Day football at last! 

L’ultima stagione con la giornata completa di campionato a Natale fu il 1957/58, quel giorno il Blackpool sconfisse il Leicester City 5-1, Sheffield Wednesday e Preston North End si abbuffarono in un emozionante 4-4, grande abbuffata anche fra Chelsea e Portsmouth in un pirotecnico 7-4 con un semi esordiente a far scorpacciata con quattro reti (e la prima di una lunga serie di hat-tricks) , lo sconosciuto diciassettenne Jimmy Greaves. Già l’anno dopo le partite a Natale furono solamente tre e nel ’59 solamente una. L’ultima partita di Prima Divisione giocata a Natale fu il 25 dicembre 1965: Blackpool 4-2 Blackburn Rovers, tradizionalmente un derby. 21.000 gli spettatori, decisamente una bella cornice per un campo come Bloomfield Road all’epoca, che permise alla tradizione natalizia di andarsene in pensione dignitosamente. 

Oltre al calcio giocato, Natale ha segnato anche qualche data storica per il calcio inglese. Il giorno di Natale 1886 un gruppo di lavoratori dell’ Arsenale di Sua Maestà, impiegato nei magazzini di Woolwich, si ritrovò presso il Royal Oak Pub, li vicino. Erano tutti appartenenti al Dial Square FC, squadra interna allo stabilimento. I convenuti votarono quel giorno di cambiare il nome della loro squadra, che derivava dal piazzale interno al deposito dove erano soliti incontrarsi e dove cominciarono a giochicchiare, in Royal Arsenal fondendo il nome del pub con quello dello stabilimento. Nessuno quel giorno immaginava cosa ne sarebbe stato di quel club in futuro. Arsenal protagonista anche nella storia delle radiocronache calcistiche. Risale infatti al Boxing Day 1930 la prima radiocronaca in diretta, da Highbury per il secondo tempo di Arsenal 3-1 Manchester City. Radiocronista quel giorno George Allison che diventerà poi allenatore dei gunners. 

Ci fu spazio anche per una parentesi europea con una partita di Coppa dei Campioni, alla sua prima edizione, il giorno di Natale 1955. Quel giorno il Real Madrid ricevette al Chamartin il Partizan Belgrado, che aveva giocato il primo incontro in assoluto nella storia della competizione, demolendolo con un secco 4-0 in un incontro valido per i quarti di finale. 

Tornando oltremanica, lo spostamento della giornata di campionato da Natale a S.Stefano mantenne la tradizione del doppio confronto ravvicinato: partita il 26 dicembre e ritorno a campi invertiti il 28, con il terzo turno di FA Cup incombente il primo dell’anno. Con esso si è sempre mantenuta anche la tradizione di partite pazze, risultati clamorosi, e altrettanto clamorose smentite nell’incontro di ritorno del dopodomani. Negli annali è rimasto il Boxing Day 1963 quando, nei 39 incontri in programma nei campionati di prima, seconda, terza e quarta divisione, furono realizzate la bellezza di 159 reti. Le undici partite di prima divisione fecero registrare la fenomenale cifra di 66 segnature. Risultati pazzi dicevamo, fu quello uno dei migliori esempi. 10-1 del Fulham all’ Ipswich Town, campione d’Inghilterra l’anno prima. Manchester United travolto a Burnley 6-1, poi la demolizione del West Ham, 8-2 sul proprio terreno ad opera del Blackburn Rovers! West Ham che a maggio vincerà la FA Cup. Demolito anche lo Stoke, 6-1 ad Anfield Road e pirotecnico 4-4 tra West Bromwich Albion e Tottenham Hotspur con doppietta di Jimmy Greaves cui il cambio di squadra e il cambio di data non tolsero l’appetito per il gol. Incredibili anche i rovesci dei risultati di due giorni dopo quando l’Ipswich ne mollò 4 (a 2) al Fulham, il West Ham che vince 3-1 a Blackburn e la vendetta dello United che rifila un bel 5-0 al Burnley tra le mura amiche. 

Duro Natale a Sheffield nel 1979, l’industria cittadina dell’acciaio già in crisi da anni si vedeva ora minacciata dalla scure thatcheriana in procinto di troncare tutti i rami secchi dell’agonizzante economia britannica. Occasione per un po di distrazione venne dal derby di campionato, terza divisione, in programma ad Hillsborough per il Boxing Day. La risposta del pubblico fu all’altezza: 49.309 presenti e buone feste ai tifosi del Wednesday che vinse 4-0, tacchino di traverso ai blades. Trent’anni dopo (quasi), Santo Stefano 2008, andò in scena un altro derby a Sheffield stavolta tra i semi-professionisti dell’Unibond Division One South. di fronte Stocksbridge Park Steel e Sheffield FC, quelli della prima partita di calcio nella storia. Centravanti dei primi un giovane e attaccabrighe operaio delle acciaierie, tale Jamie Vardy. 

La storia non si compra dunque, la storia si fa coi fatti, poi la si scrive guardandosi indietro dopo un po di tempo. Natale 2012, il cognato che vive a Londra è l’occasione per una visita parenti nella capitale inglese. La passione per il calcio dei figli un’assist irrinunciabile per il loro regalo: due biglietti per la partita del Boxing Day a Loftus Road. Così, dopo aver giocato a pallone sull’erba dietro casa il giorno di Natale, ci rechiamo allo stadio l’indomani. Per il sottoscritto un ritorno avvolto in un misto di nostalgia per i tempi andati, tra l’odore intenso dei baracchini degli hot dog, il ritrovarsi in paraggi conosciuti, i cori dei tifosi ospiti dentro e fuori la Queen’s Tavern e di emotività stendhaliana. Per i ragazzi la scoperta di una realtà diversa da quella degli stadi di casa, appoggiati alla transenna all’ingresso degli spogliatoi salutano increduli i giocatori del West Brom che scendono dal pulmann, firmano qualche autografo, dan loro la mano ‘hey, how you doing?, Steve Clark si avvicina,autografi anche per lui e due battute con un tifoso di fianco. Differenza tra Everest e Fossa delle Marianne. Dentro 17.782 spettatori, su una capienza di 18.489, praticamente pieno imballato, cori imponenti e tradizione rispettata. Il tacchino rimane sullo stomaco ai tifosi di casa con il WBA che vince 2-1 grazie ad una gran botta di Brunt (mi par di ricordare) dal limite. 

Quaggiù eventi sporadici. La tradizione natalizia più consolidata, per quanto riguarda le festività di fine anno in Italia, è senz’altro la lunga pausa a scavalcare le feste: dalla stagione 1971/72 in cui si giocò a S.Stefano tutta l’undicesima giornata (ma era domenica!), fino a tutta la stagione 2015/16, per la bellezza di 44 anni e 44 campionati si è giocato fino all’ultima domenica prima di Natale per riprendere poi intorno al 6 gennaio, questo si un giorno tradizionalmente calcistico per l'Italia. Fanno più o meno 20 giorni di vacanza. 

Serie A 1948/49, la 17° di Serie A in programma a S.Stefano regalò un colpo di scena con una rara batosta subita dal grande Torino, 3-0 a Marassi contro il Genoa secondo in classifica, che portandosi a -2 in classifica diede l’impressione di poter davvero contendere lo scudetto allo squadrone granata. Ma i rossoblù guidati dal fuoriclasse argentino Juan Carlos Verdeal, persero slancio in primavera e chiusero poi al settimo posto. Anche il 26 dicembre 1948 era domenica. 

Altre giornate complete di campionato si sono giocate il 26 dicembre nel 1949/50, 1954/55, 1955/56 (con grande vittoria del Genoa 4-3 sull’Inter nell’anticipo il giorno di Natale), e nel 1965/66 (domenica anche qui, con un clamoroso Brescia 4-0 Juventus) e, come abbiamo detto, l’ultima volta nel 1971/72. Due gli episodi pre-guerra, nel 1926/27 e 1927/28 però il giorno di Natale. 

Non sono mancate le eccezioni. Giornate di campionato si sono svolte per intero nel 1948/49 quando andò in scena la 13° giornata del già citato 3-0 del Genoa al Torino e in cui spicca un Alessandria 11-0 Reggiana. 

Non c’è altro a parte lunghe pause. Il campionato italiano di calcio il giorno di S.Stefano non è (quasi) mai esistito.

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