CALCIO, GUERRA, IDEOLOGIE E POLITICA: L’INCREDIBILE CASO DEL PONZIANA TRIESTE
La storia del calcio nel
capoluogo giuliano non fa eccezione.
Quando nel 1898 a Torino
la neonata FIF (Federazione Italiana del Football, diventerà FIGC solo nel
1909) organizza il primo campionato italiano di calcio, Trieste è ancora parte
dell’Impero Austro-Ungarico, terza città più importante e maggior porto
asburgico (il secondo in Europa).
La società triestina è assai cosmopolita per
l’epoca, crocevia di quattro nazionalità: italiana, austriaca,slovena e croata,
e ospitante comunità inglesi, svizzere, ma anche romene, boeme,serbe e armene. Nonostante
la popolazione si considerasse culturalmente italiana vi si respirava un aria
veramente internazionale, notevole la presenza di intellettuali a Trieste a
fine '800, un nome su tutti James Joyce.
Contrariamente a quello
che si può supporre l’introduzione del gioco del calcio non ebbe niente a che
fare col porto e con gli equipaggi delle navi britanniche attraccate ai moli
triestini.
Le prime due società calcistiche di Trieste vengono fondate da
residenti tedeschi l’Eintracht, come emanazione calcistica del pre-esistente
club canottieri e ginnastica dello stesso nome; e boemi: il Black Star FC,
fondato da Emilio Arnstein (che tre anni dopo giunto a Bologna ivi fondò il
Bologna F.B.C.), praghese, insieme al fratello e ad alcuni inglesi residenti in
città, quest’ultima compagine ottenne l’affiliazione alla federazione austriaca
e partecipò ad alcuni campionati da essa organizzati anche se non vi è traccia
nelle classifiche delle prime due divisioni austriache del tempo.
Il
diffondersi dell’attività pedatoria come ben sappiamo è contagioso e nel 1904
si forma l’Associazione Sportiva Edera, che rappresentava la comunità italiana
in città, e poi ancora, nel 1912 vide la luce il Circolo Sportivo Ponziana, vero protagonista della nostra storia.
La conclusione del primo
conflitto mondiale cambiò radicalmente
gli scenari cittadini, a fine conflittoTrieste si ritrovò inclusa nel
Regno d’Italia. Ne fece le spese la Black Star al quale fu negato,dalle nuove
autorità italiane, il permesso di riprendere l’attività.
Le nuove autorità
ordinarono inoltre la fusione tra il neonato Trieste FC e il Ponziana creando l’Unione
Sportiva Triestina che diventerà il mezzo divulgativo della ritrovata
italianità in ambito sportivo, viene scelta una maglia rossa con alabarda sul
petto uguale al gonfalone cittadino.
Il C.S. Ponziana, maglia
bianco azzurra a strisce verticali, era stato fondato nel quartiere di
S.Giacomo, roccaforte operaia e socialista della città nonché della larga
comunità slovena triestina, quando ancora la città si trovava sotto il dominio
asburgico. Queste componenti mal digerirono la fusione e spinsero fortemente per separarsi finchè nel 1920, riuscirono a staccarsi dall’Unione e a riformare il Ponziana
indipendente.
Nel corso degli anni 20 il territorio di Trieste subirà un
violento processo di ‘italianizzazione’ ad opera delle autorità di Roma, che si
inaspriranno duramente con l’avvento al potere del partito fascista. In questo
periodo la Triestina scalò via via le divisioni calcistiche italiane, fino ad
essere ammessa (non senza aiuti), alla nuova serie A a girone unico nella
stagione 1929/30, diventando così (anche) un simbolo per il consenso fascista
in città.
Il Ponziana si iscrisse anch’esso ai campionati FIGC arrivando nel
1927 alla seconda serie, sempre controllati a vista dal regime fascista, che
mal sopportava sia i socialisti che la minoranza slovena.
Dopo ripetuti
tentativi di fusione sempre rigettati dalla dirigenza, nel 1930 il Ponziana
venne fatto confluire insieme all’Edera nell’ ASPE (Associazione Sportiva
Ponziana Edera), colori sociali bianco con fascia rosso-nera, i più radicali
tra i dirigenti ne fuoriuscirono subito formando questa volta i Ponzianini
Erranti che si iscrissero alla Prima Categoria giuliana.
Nel 1931 comunque la
riottosità di dirigenti e di alcuni giocatori
ad accettare la nuova imposizione, porta ad una nuova fusione questa
volta con i Cantieri San Marco e nel giro di un anno a riassumere la vecchia
denominazione di C.S. Ponziana.
In tutto questo marasma di vicende societarie
mirate a pilotare il consenso ottenuto mediante il calcio e ad eliminare realtà
sgradite, il regime fascista ottiene però un autogol in quanto la fusione con i
Cantieri cementa il rapporto tra la squadra e gli abitanti del quartiere,
lavoratori dei cantieri e socialisti.
Il Ponziana in campo si comporta
discretamente, iscritto alla IV serie viene promosso in Serie C nel 1936, e vi
rimane fino al 1943 cogliendo un ottimo 2° posto nel 1940/41 a due lunghezze
dalla Fiumana, promossa in Serie B. Promozione sfumata all’ultima giornata
conseguenza dell 1-1 in Ponziana-Fiumana dell’ultima giornata, avessero vinto
sarebbero stati promossi in Serie A in virtù del quoziente reti.
Gli eventi bellici, già di
per se catastrofici, presero via via pieghe sempre più drammatiche dopo l’8
settembre 1943.
Trieste ancora una volta si ritrovò a soffrirne in maniera
assai dura. Il 1° maggio 1945 le truppe jugoslave, che già avevano conquistato
l’Istria, entrano in città seguite da
quelle neozelandesi, queste ultime accettano la resa dei tedeschi.
Gli sloveni,
ormai inglobati nell’esercito di Tito, avevano propositi di annessione della
regione triestina sin dal tardo 1941, Trieste che ancora una volta si ritrova
in balia di divisioni e tensioni enormi.
Ad ogni buon conto, il 12 giugno 1945
si insedia il Governo Militare Alleato (GMA) e le truppe di Tito abbandonano la
città. Ma le rivendicazioni jugoslave non si fermano e provocano un’escalation
di tensioni nei rapporti tra i due blocchi che si erano venuti a formare alla
conclusione del conflitto che sfoceranno dopo il Trattato di Parigi nella
costituzione del Territorio Libero di Trieste, diviso in due zone: Zona A, che
includeva la città, amministrata dagli anglo-americani e zona B amministrata
dalla Jugoslavia del Maresciallo Tito.
In questo interregno fatto di incertezze,
e sono sicuro anche parecchi timori dovuti a massacri perpetrati da ambo le
parti, riprese la vita della città, più divisa che mai, e con essa l’attività
calcistica.
In Italia alla ripresa
dei campionati la Triestina, ammessa alla Serie A italiana 1945/46 si piazzò
all’ottavo posto del girone Nord Italia garantendosi la permanenza nel girone
unico previsto per la stagione successiva; mentre il Ponziana finì secondo nel
girone A di Serie C dell’Alta Italia.
La Jugoslavia alle prese con la
ristrutturazione dei club calcistici secondo il nuovo ordinamento statale e con
un’incredibile precarietà delle vie di comunicazione non riuscì ad organizzare
nessun torneo.
Ma non stavano dormendo.
L'attività calcistica
jugoslava fu programmata per ricominciare dal 1946, e non ebbe
alcuna relazione con l'ultima stagione pre-guerra: le squadre partecipanti
vennero selezionate in rappresentanza delle migliori società di ognuna delle
sei repubbliche federate, Serbia, Macedonia, Montenegro, Bosnia, Croazia, Slovenia oltre
alla Venezia Giulia, regione occupata militarmente e che
ipoteticamente avrebbe dovuto costituire una ulteriore repubblica. La gran
parte delle società calcistiche dell'anteguerra erano scomparse o perché
soppresse in quanto i loro dirigenti erano stati giudicati colpevoli di collaborazionismo,
o perché fuse d'imperio a formare nuovi grandi club di stato nelle mani delle
varie emanazioni economiche del partito
comunista.
Emissari del governo comunista del maresciallo Tito
contattarono, nella primavera/estate del 1946, i dirigenti del Ponziana ormai
sostenuto alla base e anche al vertice dalla componente comunista della città
nonché dagli sloveni desiderosi di una riunificazione con lo stato slavo.
La
proposta, clamorosa, è quella di convincere il club ad iscriversi alla serie A
jugoslava in modo da poter diffondere la propaganda comunista e filo-jugoslava
in città. I soldi non sono un problema dissero, paga il governo di Tito, che
considerava il controllo di Trieste fondamentale per la sua politica (e per
quella dell’URSS).
I dirigenti accettarono a
maggioranza ma questo portò comunque ad una divisione all’interno della
dirigenza stessa la cui minoranza sebbene ideologicamente a sinistra trovò
difficile rinnegare l’identità italiana.
Vennero contattati vari
giocatori, tutti triestini militanti in giro per la penisola, ai quali vennero
proposti ingaggi fino a sei volte superiori e la possibilità di giocare in Serie
A,. Come ebbe a ricordare il fratello di Valcareggi ex-Ct della Nazionale, ‘un
milione al mese contro le trecentomila che prendevo a Legnano’. Fu tesserato
anche Euro
Giannini, un mediano dotato di grande atletismo e resistenza ,
prigioniero di guerra a Mundorf ,che cede al
richiamo dell’orizzonte natale e di una maglia del Ponziana pronta per essere
indossata, stupito di fronte a un’offerta sei volte superiore rispetto a quando
se n’era partito per la guerra.
Inoltre il governo di
Belgrado mette a disposizione della squadra un vagone ferroviario sempre in
attesa nella stazione di Lubiana e un piccolo aereo per le trasferte più
lontane.
Comincia un triennio
surreale a Trieste, il Ponziana cambia denominazione ufficiale in Amatori
Ponziana e si iscrive alla serie A jugoslava, mantenendo con la vecchia
denominazione la seconda squadra iscritta alla Serie C italiana.
L’avventura del Ponziana
nel calcio Jugoslavo comincia con il ritiro di Postumia e prosegue con una serie di
amichevoli , a Belgrado contro la Stella Rossa (sconfitta 7-1), quindi altre
amichevoli contro Partizan e Metalac. Ovunque andassero la propaganda comunista
aveva preparato grandi accoglienze e episodi di fratellanza.
L’esordio nella seria A jugoslava è fissato
per il 2 novembre 1946 a Zagabria, pareggio (0-0) contro la Lokomotiva.
Tra le
gioie di una stagione comunque tribolata si segnala la vittoria in casa 1-0
sull’Hajduk Spalato una delle grandi del calcio croato sopravvissuta alle
purghe comuniste.
In aggiunta ai problemi il GMA toglie l’uso dello stadio Comunale al
Ponziana, definita squadra politica e con poco seguito, vedendosi poi costretto a
riservare analogo trattamento alla Triestina che deve emigrare a Udine.
Le
partite del Ponziana si rivelano autentiche odissee in giro per i Balcani con
trasferte che durano giorni e giorni. Il campionato vede i bianco-azzurri
chiudere all’undicesimo posto per effetto del quale si troverebbero retrocessi
in virtù della riduzione del campionato da 14 a 10 squadre decisa per renderne
lo svolgimento più agevole. La Triestina dal canto suo chiude mestamente
all’ultimo posto con una sfilza di undici sconfitte consecutive nelle ultime
undici partite che ne determinano la retrocessione in Serie B.
Contrapposizione di
blocchi politici, uniformità d’intenti. Tito in persona ordina il ripescaggio
della compagine biancazzurra, ben intenzionato a non mollare la presa su
Trieste, la federazione calcistica comandata dal partito comunista obbedisce e
ne decreta il ripescaggio.
Anche sul fronte italiano la vicenda è vissuta con
grave preoccupazione. De Gasperi, da sempre convinto assertore dell’italianità
di Trieste si occupa personalmente della vicenda, sollecitato da numerose
missive provenienti dalla Triestina imploranti il ripescaggio per motivi
politici al fine di non recedere l’unico cordone ombelicale reale che tiene in
vita il legame tra Trieste e il resto d’Italia, ben consapevoli del fatto che
sull’altro versante gli jugoslavi non mollano.
Viene nominato responsabile della questione Triestina il giovane
sottosegretario agli Interni DC , tale Giulio Andreotti, e dotato di tutti i mezzi necessari per riuscire nell'intento. Al consiglio
federale di Perugia del giugno 1947 la
FIGC approva l’allargamento della Serie A da 20 a 21 squadre e il conseguente
ripescaggio della Triestina nella massima serie per meriti sportivi (o per
meglio dire, per motivi patriottici).
Andreotti non lesina mezzi e mette a
disposizione del club alabardato i 500 milioni (!!) che il governo ha accordato
di elargire, una follia.
Nel frattempo il GMA ha disposto che la squadra ritorni
a disporre del proprio stadio in piazzale Valmaura. Ancora una volta per equità
il Ponziana riceve lo stesso trattamento quindi, per la stagione 1947/48, le due
squadre cittadine alterneranno le partite in casa e se una settimana la Triestina
ospita la Juventus o il Milan, la settimana successiva toccherà al Ponziana ospitare il Partizan Belgrado, la Stella rossa o la Dinamo Zagabria.
La Triestina forte degli aiuti di Stato ingaggia Nereo
Rocco, triestino purosangue ed ex-giocatore alabardato in qualità di allenatore
il quale costruisce una compagine forte richiamando parecchi triestini tra i quali i
fratelli Trevisan.
La Triestina sarà protagonista di una stagione esaltante (la
migliore della sua storia) chiudendo al 2°posto alle spalle
dell’irraggiungibile Torino e a pari punti con Juventus e Milan.
Le cose andranno bene
anche per il Ponziana che chiudera 7°, la squadra ha un pubblico medio di
4/5.000 spettatori a partita, con picchi di oltre 12.000 in occasione della
partita interna contro la Stella Rossa, persa per 1-0.
Durante questa stagione
va ricordato come nonostante il brutto clima cittadino, i rapporti tra le due squadre e i rispettivi giocatori fossero buoni. Rocco soleva far svolgere un’amichevole a settimana
tra le due squadre, rarissimamente si verificarono episodi violenti dovuti al
risentimento covato da giocatori verso quelli di parte opposta. Il Paròn
fu comunque sempre bravo a mantenere calma e
rispetto reciproco.
Nella stagione 1948/49 la
principale novità per la scena calcistica triestina non riguarda lo sport ma la
politica, a seguito del rifiuto di Tito a sottomettersi totalmente ai voleri di
Stalin, la Jugoslavia viene espulsa dal Cominform. Il leader jugoslavo cominciò
a volgere attenzioni diplomatiche ad ovest e ad intavolare primi dialoghi con
il vicino più prossimo, la neonata Repubblica Italiana, l’occupazione di
Trieste non è più un problema primario per Tito. Di conseguenza il Ponziana
smette di rivestire la sua funzione di ‘cavallo di Troia’ all’interno del
capoluogo giuliano, i finanziamenti vengono ritirati, la squadra chiude il
campionato all’ultimo posto e i dirigenti del club informati dalle autorità
jugoslave del loro disimpegno rientrano nei ranghi chiedendo l’affiliazione
della prima squadra alla FIGC per la stagione 1949/50.
Affiliazione accordata
con squalifica di sei mesi per tutti i giocatori che avevano militato nel
campionato jugoslavo. La squadra viene iscritta al campionato di Promozione
Lega Nord che vincerà ,venendo promossa in serie C dalla quale retrocederà dopo
una sola stagione.
Di seguito per i più
appassionati di vicende calcistiche riporto le classifiche finali dei tre
campionati di serie A jugoslava ai quali partecipò il Ponziana:
1946/47
1. Partizan Belgrado 26
23 1 2 77
17 47
2. Dinamo Zagabria 26
19 4 3 81
26 42
3. Stella Rossa 26
18 3 5 66
23 39
4. Hajduk Spalato 26
16 4 6 57
21 36
5. Metalac Beograd 26
13 3 10 40 35
29
6. Spartak Subotica 26
11 6 9 40
34 28
7. Lokomotiva Zagabria 26
10 4 12 34 43
24
8. Pobeda (S) 26 8 6
12 41 49
22 r
9. Kvarner Rijeka 26
7 7 12 27 42
21 r
10. Buducnost Titograd 26
7 6 13 44 54
20 r
11. Ponziana Trieste 26
9 2 15 35 50
20
12. Zeljeznicar Sarajevo 26
7 4 15 31 54
18 r
13. 14 Oktobar 26 4 5
17 26 76
13 r
14. Nafta Lendava
26 3 0 23
13 88 6 r
Coppa di Jugoslavia (ammessa al 2° turno)
2° turno: Kvarner Rijeka - Ponziana Trieste 3-2
1947/48
1. Dinamo Zagabria 18
14 1 3 56
20 29
2. Hajduk Spalato 18
11 2 5 40
15 24
3. Partizan Belgrado 18
10 4 4 46
22 24
4. Lokomotiva Zagabria 18
7 5 6 21
18 19
5. Stella Rossa 18 5
6 7 24 25
16
6. Metalac Belgrado 18
4 8 6 16
24 16
7. Ponziana Trieste 18
6 4 8 21
45 16
8. Vardar Skopje 18 5
4 9 22 39
14 r
9. Spartak Subotica 18
5 1 12 21 38
11 r
10. Sarajevo
18 2 7
9 19 40 11 r
Coppa di Jugoslavia (ammessa al 3° turno)
3° turno: Kvarner Rijeka - Ponziana Trieste 2-3
4° turno: Napredak Krusevac - Ponziana Trieste 1-1 dts
1948/49
1. Partizan Belgrado 18
14 1 3 39
14 29
2. Stella Rossa 18
11 4 3 37
19 26
3. Hajduk Spalato 18
10 5 3 41
20 25
4. Dinamo Zagabria 18
7 5 6 29
25 19
5. Nasa Krila
Zemun 18 6 4 8 32
28 16
6. Buducnost Titograd 18
6 4 8 29
36 16
7. Metalac Belgrado 18
5 4 9 31
34 14
8. Lokomotiva Zagabria 18
6 1 11 23 38
13
9. Sloga Novi Sad 18
5 2 11 17 31
12 r
10. Ponziana Trieste 18
3 4 11 12 45
10 r
Grandi club e grandi giocatori slavi calcarono l’erba dello
stadio di S. Sabba (com’era conosciuto allora, per noi rimane più semplicemente
il Grezar), il tutto in un clima di manipolazioni propagandistiche, passioni
etniche e politiche con conseguenti divisioni degne di una Berlino Ovest.
Nei tardi anni 50 il C.S. Ponziana continuerà la sua
attività di centro calcistico di estrazione (autenticamente) popolare, dal quale emersero nomi come Cudicini che
finirà al Milan, Ferrini indimenticato capitano del Toro '60s e Galeone poi con
l’Udinese e allenatore di fama.
I successi della squadra resteranno modesti tanta serie D,
con un ultimo grande sussulto nella stagione 1974/75, dove vi trovarono una
decaduta Triestina che batterono 1-0 (Miorandi) in un indimenticabile derby
d’andata, il 4 dicembre 1974 allo stadio Grezar ,davanti a oltre 20.000
spettatori accorsi nella grande parte dai quartieri San Giacomo e Servola per
sostenere la piccola compagine operaia.
Poi un lento , inesorabile declino (in questo ancora una
volta in parallelo alle vicende della
città e a quelle della Triestina) fino alla cancellazione del 2014 dopo 102
anni di tribolatissima storia.
Non ho mai saputo molto del Ponziana, a parte che aveva
fatto la D nel 1975 e spesso cercando di ricostruire gli accadimenti leggendo
gli scarni almanacchi italiani pensavo a come potessero essere andati quei due
derby. Fu così che cercando di saperne di più, mi imbattei in questa strana vicenda
che rimase a lungo poco nota fuori Trieste, avendo causato all’epoca sentimenti
assai violenti negli animi della cittadinanza, che nella sua grande maggioranza
di ceppo italiano visse l’epopea del Ponziana come un tradimento e un tentativo
di compromettere l’unità della città alla ‘madrepatria’ italiana.
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