FOLK HEROES: Ron 'Chopper' Harris
Il campionato inglese oggi patinato, pieno zeppo di milioni
e al limite della sopportabilità fu un tempo patria di un football più
autentico, professionistico si ma mal pagato, veloce, leale ma anche duro e
brutale.
Uno dei simboli della brutalità del calcio inglese nel
periodo di maggior fulgore (anni 60/70) fu senz’altro Ron Harris, durissimo
stopperaccio del Chelsea e recordman di presenze e fedeltà al club: 795
presenze, e incredibilmente anche 13 gol tra il 1961 e il 1980.
Ron Harris nasce a Stamford Hill nel 1944, due passi da
Highbury la tana dell’Arsenal al quale insieme ai coetanei si appassiona
prestissimo. Cominciò ad andare alle partite nel 1952 e, non a caso, uno dei
suoi primi idoli fu il tremendissimo terzino sinistro di allora Wally Barnes.
Nel 1959 fu preso dal Chelsea e dovette accantonare la sua
passione per l’Arsenal (anche se, confessa, c’è sempre un secondo risultato che
guardo dopo quello del Chelsea).
Senza paura, dotato di grande forza fisica e resistenza
atletica, se non proprio di tecnica e fondamentali, Ron giocò in tutte le
squadre giovanili dei blues fino ad arrivare all’under 20 con la quale vinse la
FA Youth Cup del 1961.
L’anno seguente debuttò in prima squadra e dal 1962/63
divenne un pilastro della squadra che Tommy Docherty stava ricostruendo intorno
a lui e ad altri giovani elementi quali Bobby Tambling, Peter Bonetti e Peter
Osgood e che fu promossa in 1st Division al termine di quella stagione.
Fu con loro protagonista della grande epopea del
Chelsea fine anni '60 che culminò con la vittoria in Coppa delle Coppe del 1971
quando batterono il grande Real Madrid al termine di due durissime finali.
Harris si impose per il suo stile di gioco duro, al limite
del regolamento, spesso anche oltre (per i canoni odierni), e fu presto messo nel
gotha dei picchiatori dell’epoca, dove devo dire stava benissimo anche per sua
stessa ammissione.
Giocava difensore centrale a dispetto della statura 1.73m; con un peso forma di 75kg era dotato di grande velocità e potenza, oltre che
(gli va riconosciuto) grande concentrazione. A fine anni '60 fu poi
spostato a terzino destro, posizione che ricoprì fino a fine carriera. Era in ogni
caso un marcatore a uomo al di la della posizione di partenza.
Nonostante questo e la cattiva luce in cui alcuni tra
appassionati ed addetti ai lavori dell’epoca lo misero, bisogna ricordare
che l’ambiente del campionato inglese all’epoca era assai permissivo con la
fisicità e certe entrate, che erano viste come un giusto attributo da far valere
sul campo.
Chopper Harris diventa una colonna del Chelsea che si afferma come
una delle migliori squadre del paese nella seconda metà degli anni 60.
Nel
1966/67 è capitano nella finale di FA
Cup, agognatissima, e nella quale avevano fatto un’unica apparenza nel lontano
1915; ma furono sconfitti in un derby tutto londinese 2-1 dal Tottenham Hotspur
dell’ex-compagno di squadra (mai troppo amato) Terry Venables.
Nessuno si diede
per vinto e il Chelsea fu protagonista di altre buone stagioni arrivando al 3° posto e ad un'altra finale di FA Cup nel 1969/'70. Avversario questa volta il Leeds United
forza dominante del momento anche se non propriamente vincente e inviso ai più
per via dei trucchi sempre escogitati dall’allenatore Don Revie nonché dalla
conclamata antipatia e scorrettezza di gente come Bremner, Giles e Hunter che
questa volta trovarono pane per i loro denti.
La ripetizione della finale di FA
Cup del 1969/70 passò alla storia come la più violenta mai disputata, il
dominio dei bianchi nel primo tempo sigillato dalla rete di Mick Jones fu
riequilibrato dai blues nel secondo
tempo con una prestazione assai fisica che degenerò, dopo il pari di Osgood a
11’ dal termine, in una sfilza di interventi proditori che si protrassero anche
nei supplementari.
Il gol della vittoria per il Chelsea fu firmato, allo scadere del primo tempo supplementare, da Webb che infilò di testa un vero up and under
sotto al quale erano accorsi in quattro o cinque saltando verso l’alto a grappolo, non fosse
stato per la forma della palla avrebbe potuto essere benissimo un’azione da una
partita di rugby.
E così Chopper Harris divenne il primo capitano nella storia
del Chelsea ad alzare la FA Cup, rimarrà l’unico in 92 anni di storia del club,
fino al 1997.
Per Harris quello rimase il punto culminante della sua
carriera. A proposito di quella partita dichiarò inoltre che Dave Sexton,
l’allenatore, gli disse ‘Chopper per il replay ti sposto a terzino destro e
voglio che ti appiccichi a Eddie Gray e non lo fai giocare’, così fu.
Nelle
prime battute dell’incontro un’entrata di Chopper manda l’ala del Leeds al
tappeto procurandogli una distorsione al ginocchio che lo costrinse a rimanere
in campo claudicante fino alla fine della partita.
Aggiunge Chopper, ‘L’arbitro
mi venne incontro e mi disse, Cristo Chopper questa era in ritardo!’.
‘Spiacente ref ho cercato di essere il più veloce possibile’ fu l’ineffabile
risposta di Chopper. L’arbitro rise e gli chiese di calmarsi ma non lo ammonì.
Non finì qui, l’anno seguente, l’allegra banda di Harris e
soci confezionò un altro capolavoro vincendo la Coppa delle Coppe, anche qui
dopo ripetizione della finale (1-1 dts, il risultato della prima) nella quale
ebbero la meglio per 2-1 nientemeno che sul Real Madrid.
Un ruolino di tutto rispetto per il ‘machete’ di Hackney,
sempre pronto, sempre gagliardo, sempre a caccia di palloni da intercettare
possibilmente insieme alle gambe di qualche ala avversaria.
Chopper rimase fedele al club fino al 1980 e prese parte al declino
inesorabile del club che culminò con la retrocessione in seconda divisione del
1975, fu capitano della promozione del 1977. Retrocessi di nuovo nel 1979
sfiorarono la promozione nel 1979/80 (sfumata per differenza reti). Al termine
di quella stagione si trasferì al Brentford con accordo biennale.
In mezzo una quantità infinita di partite giocate,
diligentemente, ma con quella spietatezza che sempre lo contraddistinse fin
dagli esordi: entrava sempre e comunque, anche in ritardo e non si fermava una
volta partito. L'attaccante avversario a meno di finte notevoli sapeva che
sarebbe stato colpito.
Lui si rialzava dallo scontro come se niente fosse, ineffabile con quel sorriso stampato di chi è convinto di non aver fatto nulla di male e continuava,
Ci fu il famoso tackle rugbistico su Stan Bowles, e quello diretto sulla caviglia di Best, a proposito del quale tiene a precisare che George si rialzò (pur zoppicando) e che lui in quella partita segnò il gol della vittoria.
Ma uno dei più memorabili, ancorchè sconosciuto, lo fece in un’amichevole precampionato in Svizzera. Faceva coppia, terzino destro, col fratello Alan, terzino sinistro. Gli avversari schieravano due gemelli uno dei quali fece ammattire Alan all’ala destra.
Lui si rialzava dallo scontro come se niente fosse, ineffabile con quel sorriso stampato di chi è convinto di non aver fatto nulla di male e continuava,
Ci fu il famoso tackle rugbistico su Stan Bowles, e quello diretto sulla caviglia di Best, a proposito del quale tiene a precisare che George si rialzò (pur zoppicando) e che lui in quella partita segnò il gol della vittoria.
Ma uno dei più memorabili, ancorchè sconosciuto, lo fece in un’amichevole precampionato in Svizzera. Faceva coppia, terzino destro, col fratello Alan, terzino sinistro. Gli avversari schieravano due gemelli uno dei quali fece ammattire Alan all’ala destra.
Negli spogliatoi all’intervallo
Chopper disse al fratello: ‘quando rientriamo ci scambiamo di posto tu vieni a
destra e io ti sistemo il tipo'. Così su un passaggio alto il gemello avversario
saltò e stoppò la palla di petto, Chopper gli entrò con una spallata nel fianco
mandandolo violentemente al tappeto. ‘Il tipo a terra urlava e si contorceva e
fu portato fuori in barella. Feci il pollice in su ad Alan che mi guardò è
rispose: è il gemello sbagliato cazzo! Fu il fallo più inutile della mia carriera,
ma non venni espulso’. E sorrisone ineffabile stampato!
La sua filosofia, o meglio la sua visione del calcio non è
cambiata: ‘ Non mi importa niente se la gente mi ricorda come uno che picchiava
duro, sempre meglio che non essere ricordati affatto’.
Ma la sua disamina su se stesso come calciatore è onesta,
come onesto è sempre stato durante tutta la sua lunga carriera: ‘Dovevo usare
quello che avevo, non sono mai stato un giocatore di talento, non ne ho mai
avuto'. Il che si traduceva nel fermare gli avversari a qualsiasi costo.
Infatti, afferma Chopper : ‘Uno dei primi allenatori che ho avuto mi disse , tu picchia calci a tutto quello che si muove, fu quello il mio punto di partenza’.
Ancora: ‘Se Best va al cesso tu lo devi seguire anche la dentro’.
Incredibile come Rocco qualche anno prima disse la stesse cose a Blason, mi pare, ai tempi ruggenti del Padova, tutto il mondo è paese.
Infatti, afferma Chopper : ‘Uno dei primi allenatori che ho avuto mi disse , tu picchia calci a tutto quello che si muove, fu quello il mio punto di partenza’.
Ancora: ‘Se Best va al cesso tu lo devi seguire anche la dentro’.
Incredibile come Rocco qualche anno prima disse la stesse cose a Blason, mi pare, ai tempi ruggenti del Padova, tutto il mondo è paese.
Non si è mai considerato un bastardo: ‘entravo sempre per
prendere la palla, metà delle volte colpivo anche l’uomo, ma insomma il gioco è
questo (o perlomeno lo era).
Stan Bowles fu protagonista di parecchie battaglie contro
Chopper ma le ricorda con gagliardia: ‘Ho avuto parecchi scontri niente male con
Chopper, ogni volta che mi giocava contro veniva ammonito e io sapevo che ogni
volta avrei finito con le gambe piene di lividi. Beccarsi un tackle da lui era
come essere investiti da un camion. Ma non era mai scorretto, sempre in azione
di gioco. Giles del Leeds invece era un gran bastardo, aspettava che l’azione
si allontanasse e l’arbitro si girasse e poi ti prendeva a calci, loro si eran
dei dirty bastards. Con Chopper non ci fu mai problema, a partita finita, ci bevevamo qualche birrea insieme. Magari tra una pinta e l’altra gli dicevo cazzo
Chopper sei stato un bel figlio di buona donna oggi e lui si metteva a ridere
ma malanimo mai, faceva tutto parte del
gioco.'
Anche Charlie George attaccante dell’Arsenal dei tempi lo
ricorda: ‘Le prendevo sempre da Harris, ma gliele ho sempre restituite, una
volta a Highbury mi diede un calcio tremendo, reagii e si scatenò una rissa
generale.'
Harris rimane uno dei simboli di un era in cui il calcio era
un gioco per working class praticato da gente working class, i modi erano senz’altro
rudi ma quasi sempre senza malizia o cattiveria, in una parola semplici. Uno
sbiadito ricordo, direi anche anacronistico, in questa nostra era di calciatori
assurti allo stato di star dello spettacolo protette istituzionalmente da
stampa e tv ufficiali e accondiscendenti, club, federazioni e arbitri.
Per concludere Chopper Harris in carriera arrivò a
guadagnare al massimo 295 sterline a settimana, niente in confronto agli
stipendi di oggi, ma sia lui che i suoi coetanei di certo non inscenarono mai sceneggiate
alle quali i calciatori di oggi ci hanno abituato come l’episodio della finale
del 70 ci dimostra. Niente isterismi ma uomini di grandissima dignità che a
volte se le davano.
Ron ‘Chopper’ Harris è oggi una figura di culto tra i
sostenitori del Chelsea e gli appassionati più avanti con gli anni.
A Stamford Bridge una suite con vista sul campo porta il suo nome, è sempre disponibile a serate per eventi benefici e tour guidati dello stadio, dove snocciola gli aneddoti di una carriera a suo modo leggendaria sempre con il suo ineffabile sorriso stampato in faccia e quel fortissimo accento cockney che così tanto lo accomuna a John Terry, che ne ha ripercorso un po le orme durante questi ultimi vent’anni.
A Stamford Bridge una suite con vista sul campo porta il suo nome, è sempre disponibile a serate per eventi benefici e tour guidati dello stadio, dove snocciola gli aneddoti di una carriera a suo modo leggendaria sempre con il suo ineffabile sorriso stampato in faccia e quel fortissimo accento cockney che così tanto lo accomuna a John Terry, che ne ha ripercorso un po le orme durante questi ultimi vent’anni.
Cheers Chopper!
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