BELENENSES: UNA STORIA SBAGLIATA
Approfitto del fattaccio di ieri a Lisbona, visto il nome di una delle due squadre coinvolte, per dire qualcosa che volevo dire da un po.
Dunque ieri sera nell’ambito della 12ma giornata della serie
A portoghese è andata in scena all’ Estadio Nacional di Lisbona la partita B-SAD
– Benfica.
La sfida, dai contorni farseschi è terminata dopo alcuni
minuti della ripresa, il risultato parziale di 0-7.
I padroni di casa colpiti da un focolaio covid-19 che ha
fatto registrare 14 elementi della rosa positivi sono dovuti presentarsi
regolarmente in campo per giocare. In Italia un numero così alto di contagi
avrebbe costretto le autorità a rinviare l’incontro, in Portogallo
evidentemente no. Quindi I B-SAD si è presentato al calcio d’inizio con solo
nove uomini in campo, quelli rimasti disponibili, tra cui il portiere di riserva
schierato difensore.
L’incontro ha preso il via ed ha visto una sequenza crescente
di gol segnati dal Benfica, il primo dopo un minuto, e una sequenza forse
passata più inosservata di infortuni nelle file del già decimato B-SAD. Fino a
giungere al 48’ quando, sul risultato di 7-0 per gli ospiti, il terzo
infortunio tra i padroni di casa ha fatto scendere il numero dei giocatori in
campo a 6, minimo consentito 7, costringendo l’arbitro a chiudere l’incontro
per sopraggiunta mancanza di giocatori.
Il fatto ha fatto gridare allo scandalo. Rui Costa, che
ricordiamo bene, oggi presidente del Benfica, ha parlato di giorno nero per il
calcio portoghese e per il Portogallo prendendosela con federazione, lega
calcio e autorità sanitarie rei, secondo lui, di non aver rinviato la gara. Opinione
condivisa praticamente ovunque in Europa.
Mi associo, puntualizzando che a mio parere gli infortuni
sono più che sospetti.
Finirà tutto con un 3-0 a tavolino che consentirà al Benfica
di mantenere intatte le proprie chanches di vittoria del campionato e anche
quelle (poche) di salvezza del B-SAD che, terzultimo e scarso (visto quest’estate), questa partita
l’avrebbe persa comunque.
Non era di questo che volevo parlare però, ma di questo B-SAD
della cui esistenza ero venuto a conoscenza da un po, cosa che mi ha fatto realizzare che il Belenenses, la squadra portoghese che più mi
affascina, non giocasse più in serie A.
Ho sempre trovato affascinante nel calcio portoghese il
fatto che ci siano stati attaccanti nelle classifiche marcatori con numeri da
sfracelli, che tre squadroni di calibro continentali giochino in
campionato in posti piccoli con stadietti tipo Pavia o Legnano e il panorama
della capitale con le sue squadre e le loro storie interessantissime per gli
sviluppi avuti nell’evolversi dei vari club all’interno della città. Troppo
spesso la presenza di due giganti che oscurano il resto è letta
superficialmente come una realtà monotona. A Lisbona non è così, il calcio in
città pulsa fino nelle realtà di quartiere dove anche i giganti fino a un po di
tempo fa si confrontavano.
La critica più comune rivolta oggi da addetti ai lavori e
tifosi a federazione e lega portoghesi in erlazione ai fatti di ieri sera è
quella di aver tolto il cuore al calcio. Di nuovo concordo è ciò di cui vorrei
parlare è proprio la dolorosissima vicenda occorsa al Belenenses club storico e
glorioso, che non è quello che era in campo ieri sera allo Stadio Nacional. Non
è da ieri sera che il calcio in Portogallo ha perso il cuore.
Le squadre portoghesi sono infatti sottoposte, già da un
paio di decenni almeno, per poter giocare nelle prime due serie
professionistiche all’ obbligo di legge di essere gestite tramite una Sociedade
Anònima Deportiva, una SpA sportiva. Questo al fine di portare stabilità
finanziaria e trasparenza nelle intenzioni del legislatore e maggiori
investimenti nelle intenzioni di federazione e lega che speravano e sperano
nell’arrivo di capitali dall’estero. La stragrande maggioranza delle squadre di
Serie A portoghesi sono però parte di club polisportivi, espressioni di attività multidisciplinare e identità locali,
amministrate alla pari con realtà da pochi tesserati. Questo ha sempre mantenuto
l’ambiente del calcio portoghese abbastanza familiare, nonostante la presenza
di tre realtà di dimensioni continentali, polisportive da decine di migliaia di
soci. Come si fa a gridare al lupo solo adesso per la mancanza di cuore dopo i
fatti di ieri sera mi pacerebbe che qualcuno me lo spiegasse.
Le cose non sono andate come previsto dalle autorità, almeno
a Belèm, dove nel 1999 il Club Os Belenenses, polisportiva da migliaia di soci,
decine di discipline, oltre diecimila trofei vinti e una sezione calcio
gloriosa, l’unica capace di vincere un campionato portoghese, nel ’46, oltre
alle solite tre fino al 2001 quando ci riuscì anche il Boavista, club con
fortissima identità locale, fondò una SAD per adempiere all’obbligo di legge e
gestire la squadra di calcio in serie A.
La legge portoghese prevede però che solo un minimo del 10%
delle azioni debba essere in mano al club, il resto, come sperava il
provvedimento, poteva andare in mano ad investitori e così accadde. Nel 2012 i
soci votarono la vendita di un pacchetto da 51% delle azioni della SAD ad un
fondo di investimenti chiamato Codecity Sports Management. Durata del contratto
sei anni.
I rapporti tra la SAD, ora indipendente, e il Club che non
aveva più voce in capitolo sulla gestione della squadra precipitarono
abbastanza in fretta. Al termine dei sei anni quando i soci vollero ricomprarsi
il 51% delle azioni della SAD, il rifiuto dei proprietari (CDS) fece finire la
disputa davanti al giudice.
Così mentre il club si apprestava ad entrare nella stagione
del centenario, la sentenza toglieva esso la prima squadra e l’under 23.
Mantenendo però tutti gli assets: stadio, colori sociali, stemma, trofei ma
dovettero accettare il declassamento all’ultima serie nazionale. Dovettero così
rifare la squadra e partire dalla sesta serie, che vinsero agevolmente. Oggi
giocano nel Campeonato do Portugal, la quarta serie nazionale, con possibilità
di essere promossi. La stragrande maggioranza dei tifosi è rimasta con il club
e affolla il bellissimo stadio do Restelo per le partite casalinghe con circa
diecimila unità nonostante il livello. Nella prima stagione dopo la
rifondazione della squadra, il campionato non usciva dai confini metropolitani
di Lisbona.
La SAD ha perciò dovuto cambiare denominazione colori
sociali e simbolo, si chiama Belenenses-SAD, impropriamente su ogni organo di
informazione al di fuori del Portogallo riferito come Belenenses, il simbolo
non è più la famosa croce ma una B stilizzata nella torre di Belèm, le divise da gioco non sono azzurre
con calzoncini bianchi ma un completo blu notte e gioca all’ Estadio Nacional
dove le presenze mediamente si aggirano sulle tremila unità all’interno di un
impianto monumentale che può contenere circa 40.000 persone. Ieri sera ce
n’erano seimila e trattandosi di una stracittadina col Benfica, i cui tifosi
normalmente riempirebbero il campo, la dice lunga sull’opinione degli sportivi
lisboensi sulle SAD e il nuovo Belenenses i cui tifosi veri sono rimasti a casa
perché la loro squadra, quella vera del club ‘Os Belenenses’ gioca oggi
pomeriggio a Sintra.
Naturalmente la foto della B-SAD con solo 9 giocatori davanti al catafalco con
il nome dello sponsor bene in vista non è mancata. E forse ieri sera era
l’unica cosa che contava. Spiace perché la Sagres, nonostante si passata di
recente in mani Heineken, è buona e mi piace.
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