ASTON VILLA GERMAN TOUR 1938



Nella tarda primavera del 1938 l’Aston Villa fu invitato, in virtù del grande prestigio del suo allenatore Jimmy Hogan sul continente (guidò la Svizzera alla finale olimpica del 24 e l’Austria a quella del ’36) a giocare una serie di tre partite in Germania sulla scia dell’amichevole che la nazionale inglese avrebbe disputato il 14 maggio all’Olympiastadion di Berlino. Enrtambe le occasioni scatenarono una serie infinita di polemiche e persino tensione diplomatica tra i due paesi.

La partita dell’Inghilterra fu preceduta da una fitta trama diplomatica che coinvolse il Foreign Office, la Football Association e, marginalmente il Premier britannico Neville Chamberlain,.alla ricerca di un affannosa distensione delle politiche con la Germania.

Venne concessa da parte inglese la rivincita della la partita giocata a White Hart Lane nel 1935 nella quale i tedeschi ben figurarono nonostante la sconfitta per 3-0, da giocarsi questa volta a Berlino.

La situazione internazionale, precipitata dopo l’annessione tedesca, due mesi prima, dell’Austria, preoccupava molto l’estabilishment britannico.
La spedizione calcistica avrebbe dovuto essere inappuntabile, diplomaticamente ineccepibile e sportivamente vincente. Il prestigio della Gran Bretagna ne doveva uscire intatto se non addirittura aumentato e le relazioni con la Germania mantenute entro certi limiti di cordialità.
Sull’altro versante i tedeschi, convinti di avere una squadra forte almeno come l’Inghilterra, erano in cerca di una clamorosa vittoria con la quale accrescere il prestigio del regime.
La partita assunse un’importanza spropositata.

L’ambasciatore inglese a Berlino dietro pressione del Foreign Office contattò l’allora segretario della FA Stanley Rous (in seguito presidente FIFA), raccomandandosi sull’importanza dell’avvenimento e, dopo aver dettato tutti i punti per la condotta della spedizione durante il tour, chiese, quale ultima raccomandazione, che durante l’esecuzione dell’inno tedesco i giocatori inglesi avrebbero dovuto fare il saluto nazista per non urtare la suscettibilità dello stato maggiore del regime che sarebbe stato interamente presente in tribuna, eccezion fatta per Hitler; e del pubblico (furono ricevute oltre 400.000 richieste per i 110.000 biglietti disponibili che andarono esauriti in un batter d’occhio).
Rous acconsentì, ma quando si recò negli spogliatoi per informare i giocatori scoppiò un manicomio, nessuno lo voleva fare e tutti si misero ad urlare. Rous uscì dalla stanza e rientrò poco dopo insieme a Sir Neville Henderson ambasciatore britannico a Berlino che spiegò la situazione ai ragazzi. Quello che ne scaturì fu uno dei momenti più imbarazzanti nella storia del calcio inglese.
La partita si concluse 6-3 per l’Inghilterra e scatenò un mare di polemiche in patria.

Seduti in tribuna c’erano i giocatori dell’ Aston Villa, con i loro dirigenti e l’allenatore Jimmy Hogan, che l’indomani avrebbero dovuto affrontare sullo stesso campo una formazione combinata di Germania e Austria.

Il giorno dopo durante l’esecuzione dell’inno tedesco i giocatori del Villa rimasero sull’ attenti con le braccia lungo i fianchi, tra gli ululati del pubblico (altri 110000 spettatori) inferocito.
Ricordò in seguito Cummings “Ci saranno stati 30° gradi quel pomeriggio, i tedeschi avevano messo dei secchi di acqua e ghiaccio lungo le linee laterali per potersi rinfrescare e quando mi avvicinai per usarli un addetto al campo me lo strappò di mano facendomi capire che noi avremmo dovuto fare senza, per tutta risposta sferrai un calcio al secchio colpendo l’inserviente e rovesciandogli addosso il contenuto, il pubblico s’imbestialì di nuovo, sembrava volessero mangiarci. Vincemmo la partita 3-2 e mentre la loro squadra salutò di nuovo all’uscita noi andammo verso una porta dove facemmo qualche tiro, scherzammo e fischiettammo uscendo dal campo, causando ancor più rabbia e costernazione”.

Il governo nazista protestò violentemente e il Foreign Office insistette pesantemente con il club affinchè i suoi giocatori rispettassero il protocollo voluto dal regime.
Ricordò poi Houghton:  “Hogan venne da noi e ci disse che il segretario della FA era andato dal presidente dicendogli che sarebbe meglio per tutti se voi domani faceste il saluto. Così ci riunimmo e Cummings, Massie e gli altri scozzesi si inalberarono: no way! dissero.

La stampa tedesca montò una campagna furibonda anti Aston Villa e anti-inglese tanto che i dirigenti inglesi rimasero spiazzati.
L’ambasciatore a Berlino, preoccupatissimo, richiamò Stanley Rous e i dirigenti dell’Aston Villa e li invitò ad attenersi al protocollo per la  partita seguente.
Questa volta i giocatori dovettero accettare e obbedirono nella partita giocata a Dusseldorf tre giorni dopo e persa per 1-0.
Si presero comunque un ultima rivincita a Stoccarda in occasione dell’ultimo incontro dove si esibirono nel “two-finger salute” a braccio teso. 
“La folla gradì, ci applaudirono e incitarono molto, non avevano idea di cosa significasse quel gesto”, raccontò ancora Houghton. 
“Vincemmo la partita 2-1 li salutammo alla stessa maniera uscendo dal campo e uscimmo tra gli applausi”.
Bilancio ffinale del tour:

Governo Nazista 1-2 Aston Villa

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