GRANDI STAGIONI – EVERTON 1984/85
Nessun
decennio ha mai visto una città dettare legge sul calcio inglese come Liverpool
con le sue due squadre negli anni ’80.
In totale ci furono otto i campionati
vinti, sette dei quali consecutivi; ma anche 3 FA Cup, due delle quali arrivate dopo finali derby, mai successe prima; più
due altre finali perse; 4 Coppe di Lega con un’altra finale derby e altre due
finali perse. Poi l’Europa: 2 Coppe dei Campioni, 1 Coppa delle Coppe; quindi
l’Heysel e la seconda metà del decennio passato, squalificati, a guardare gli
altri. Sicuramente sarebbe arrivato ancora qualcosa.
Nel 1983/84
il Liverpool aveva completato un treble di tutto rispetto: vittoria in
campionato, la terza consecutiva, quindicesima in totale; vittoria in Coppa dei
Campioni, la quarta; e vittoria in Coppa di Lega, quarta consecutiva.
Proprio in quest’ultima competizione, i
finalisti sconfitti furono i concittadini dell’Everton che si riaffacciavano al
vertice dopo un quindicennio di alti, pochi, e, soprattutto, bassi.
Guidati da
Howard Kendall, una leggenda del club che da giocatore aveva vinto l’ultimo
campionato fino a quel momento (1970), come parte di quella che i tifosi
definirono la ‘Holy Trinity’ del centrocampo, gli altri due erano Colin Harvey
e Alan Ball, tornato a Goodison Park a fine carriera, trentaseienne, come
giocatore/allenatore e con il chiaro intento, avendo vissuto gli ultimi anni
trionfali del club, di riportarceli.
La sua prima mossa fu di ingaggiare il
portiere Neville Southall dal Bury, che si rivelerà anche uno dei suoi migliori
acquisti. Sicuro e affidabile, ebbe grande parte con le sue parate decisive in tutte le
vittorie che seguiranno e metterà insieme oltre 600 presenze per il club oltre
a 92 caps per il Galles.
Nell’ 82 arrivò Peter Reid dal Bolton per sole 60.000
sterline, un’affare per un mediano
solido, e decisivo nella stagione della prima vittoria in campionato; seguito
nell’83 da Trevor Steven, un’ala diciannovenne del Burnley, con grande propensione
al tiro (e al gol). Entro due anni sarà in nazionale e giocherà due mondiali.
L’Everton
chiuse quel campionato al settimo posto dopo essere stato a lungo a ridosso
della zona retrocessione. Andy Gray, arrivato a metà stagione dai Wolves aveva
dato più soluzioni all’attacco, ma soprattutto la necessaria scossa.
La squadra
andò anche in finale di FA Cup e vinse, 2-0 al Watford di Graham Taylor e Elton
John.
Pochi, a
inizio stagione 1984/85 pronosticavano quello che poi sarebbe accaduto.
L’Everton rimaneva nelle ottime mani di Kendall e poteva contare, oltre ai tre
descritti sopra, su una coppia di difensori centrali formata da Mountfield, compassato
stopper col vizio del gol e dal capitano Kevin Ratcliffe proveniente dal
settore giovanile, un duo affidabile, veloce e potente dotato della giusta
esperienza, in campo si facevano rispettare. Quindi Gary Stevens, terzino fluidificante,
si diceva al tempo, prodotto del vivaio, aveva esordito in prima squadra
nell’82. Le sue scorribande offensive risultavano spesso incontenibili,
inesorabile in difesa e dotato di una rimessa laterale lunghissima e micidiale
che si rivelerà un’arma vincente in più di un occasione. Anche lui sarà presto
un nazionale.
A centrocampo Trevor Steven, Peter Reid e Kevin Sheedy formavano
un reparto con pochi uguali in Inghilterra, dinamico, intelligente ed
equilibrato.
Davanti la coppia formata da Adrian Heath, 19 centri la stagione
precedente e Graeme Sharpe, uno scozzese alto magro e fortissimo.
Per la stagione che andava ad iniziare due
acquisti: Pat van den Hauwe dal Birmingham City che andava a terzino sinistro,
ruvidissimo; e Paul Bracewell dal Sunderland a fare l’interno di centrocampo.
Entrambi pagati poco, entrambi si integreranno ottimamente nella squadra,
entrambi daranno un’apporto essenziale alla stagione; entrambi dimostrazione,
infine, della grande capacità di Howard Kendall di pescare giocatori di talento
e affidamento da serie inferiori, pagarli poco e renderli giocatori di primaria
grandezza. Un allenatore come se ne sono visti pochi.
La stagione
si aprì nel migliore dei modi con una vittoria a Wembley sui cugini nel
tradizionale Charity Shield. Nonostante l’autorete di Grobbelaar, la sensazione
che i blues potessero competere seriamente con i più titolati avversari fu
palpabile.
Ma il
campionato cominciò male: in vantaggio dopo un quarto d’ora nell’incontro
d’esordio, vennero poi travolti, 1-4, dal Tottenham. Seguì una nuova sconfitta,
2-1, al the Hawthorns il sabato successivo.
La vittoria per 1-0 in casa del Chelsea
alla terza giornata riportò un po di sereno sulla testa di Howard Kendall che
già era stato a rischio esonero per almeno metà della stagione precedente e
sulla cui sorte, ancora, il board non aveva le idee propriamente chiare. Fu
questa anche l’unica partita dell’Everton ad essere trasmessa in diretta tv
quell’anno, un anticipo al venerdì sera sulla BBC.
La forma
sembrava ormai trovata e l’ entusiasmante vittoria per 5-4 in casa del Watford
all’8a giornata fu la prima di una serie di otto vittorie consecutive,
comprensive di vittoria nel derby, 1-0 ad Anfield Road con gol capolavoro di
Sharp e demolizione del Manchester United
per 5-0, bissata tre giorni ad Old Trafford in Coppa di Lega.
Settembre e
ottobre passarono senza sconfitte, e il 3-0 al Leicester del 3 novembre valse
anche il primo posto in classifica. La
serie positiva fu chiusa da una sconfitta per 4-2 a Carrow Road il 24 novembre.
Quattro
giorni prima era svanito il primo traguardo stagionale: il modesto Grimsby
Town, allora in seconda divisione vinse a Goodison Park la partita del quarto
turno di Coppa di Lega. A niente valsero diciotto corner a uno, undici tiri
nello specchio della porta contro uno, due salvataggi sulla linea di cui uno con
la mano e rigore non dato. L’Everton venne eliminato.
Il primo dicembre lo Sheffield Wednesday
impone un pari a Goodison Park, ma l’Everton mantiene la testa della classifica;
perde però Heath ch si infortuna al ginocchio a causa di un duro tackle Marwood,
per lui stagione finita. E’ un duro colpo per la squadra, il centravanti fin lì
era andato a segno in campionato ben 11 volte in 13 incontri, ma il vecchio
leone Andy Gray non lo farà rimpiangere.
Quindi
seguono un altro pari e una vittoria prima di una nuova sconfitta, questa volta
in casa, il 22 dicembre ad opera del
Chelsea, che restituisce la scortesia di agosto e si impone per 4-3; il
Tottenham nel frattempo si fa sotto.
Il periodo natalizio, iniziato male,
prosegue con tre vittorie consecutive. Il primo gennaio ’85 dopo il successo
casalingo sul Luton (2-1) l’Everton è secondo appaiato al Tottenham con 46
punti ma con una differenza reti di +20 contro il +24 dei londinesi; segue il
Manchester United a 41, quindi l’Arsenal a 39; il Liverpool è a -11.
Nel
frattempo, grazie alla vittoria in FA Cup del maggio precedente, l’Everton era
tornato a giocare in Europa dopo quattro stagioni.
Un sorteggio facile al primo
turno aveva dato luogo ad un doppio confronto con gli irlandesi dell’
University College Dublin risoltosi con una qualificazione davvero stentata
(0-0 e 0-1), ma si era ancora ad inizio stagione, forse la forma non era ancora
delle migliori.
Già al secondo turno, ottobre/novembre, le cose erano un po
migliorate e i cecoslovacchi dell’ Inter Bratislava erano stati regolati
abbastanza agevolmente grazie ad una doppia vittoria: 1-0 in trasferta all’andata
e 3-0 al ritorno a Goodison Park.
Poi pausa fino a marzo, alla ripresa dell’attività
l’avversario sorteggiato furono gli olandesi del Fortuna Sittard. Lo scatenato
Andy Gray realizza una tripletta nell’incontro, a senso unico, di andata in
casa che chiude d fatto il discorso qualificazione. Al ritorno in Olanda una
nuova vittoria, questa volta per 2-0 con reti di Sharp e Reid con prima
qualificazione ad una semifinale europea.
La squadra è
ormai in stato di grazia e va a mille. Dalla 21a giornata alla 38ma infilerà
una serie di 16 vittorie e due pareggi.
Quando, il 20 aprile, il Tottenham
unico distanziato inseguitore, perde clamorosamente in casa (2-3) contro
l’Ipswich terzultimo, l’impresa è quasi compiuta.
Impresa che serve mercoledì 24 aprile quando il Bayern Monaco, guidato dal poderoso
capitano Augenthaler, rende visita a Goodison Park per la semifinale di ritorno
di Coppa delle Coppe. Son qui per vincere e andare in finale.
A Monaco Southall
tenne ha galla i suoi, e preservato un prezioso 0-0.
L’atmosfera è quella delle
grandi occasioni, 49.476 tifosi stiparono
quelle vecchie e gloriose gradinate per spingere l’Everton in finale;
l’accoglienza alle squadre al loro ingresso in campo fu entusiasmante. Si presero però una doccia fredda quando
Hoeness portò in vantaggio i tedeschi verso la fine del primo tempo.
Nella
ripresa, due rimesse laterali di Stevens seminarono il panico nella difesa
tedesca permettendo prima a Sharp e poi a Gray di ribaltare il risultato. Trevor
Steven chiuderà i conti a cinque minuti dal termine superando Pfaff in uscita
con un bel pallonetto; e prima pagina di storia scritta.
Per la
seconda appuntamento al 6 maggio, ancora a Goodison Park, ospite stavolta il QPR
non ancora salvo.
Difficile da credere oggi, ma la partita non era in diretta
tv, e non era prevista prevendita. L’inimitabile John Motson annunciò in
diretta, erano le 13,00, dai microfoni di Football Focus, al tempo l’unico
strumento di conoscenza calcistica televisiva in fase di presentazione della
giornata di campionato, che gli ingressi dello stadio erano già chiusi e che
50.000 spettatori si trovavano già all’interno (50.514 per l’esattezza): mancavano
due ore all’inizio della partita.
Un gol per
tempo di Mountfield e Sharpe diedero la vittoria all’Everton e il primo trionfo in campionato in 15 anni, l’ottavo nella storia del club.
All’interno del venerando impianto scene di tradizionale invasione di campo e
grandi festeggiamenti per una vittoria che solo dieci mesi prima, per una
tifoseria sottomessa da anni allo strapotere dell’altra metà calcistica della
città, sembrava impossibile. E con ancora cinque partite tra recuperi e
calendario da giocare.
In FA Cup,
dopo il trionfo dell’anno prima, l’Everton si ripropose con intenti di
vittoria. Furono eliminati nell’ordine Leeds United (2-0), Doncaster Rovers
(2-0), Telford United (3-0) e Ipswich Town che costrinse i blues al replay (2-2
e 1-0), prima della semifinale contro il Luton, che andò ai supplementari e fu
vinta, 2-1, dopo essere stati a lungo in svantaggio.
L’appuntamento
per la finale era fissato per il 18 maggio a Wembley, ad attenderli il sempre
temibile Manchester United e la possibilità di un’inedita quanto prestigiosa
tripletta.
Con la
finale di Coppa delle Coppe fissata il mercoledì precedente, 15 maggio, non
sorprende che la visita resa al City Ground sabato 11 maggio si risolse in una
sconfitta, 1-0 per il Forest, che interruppe la serie di 18 risultati utili consecutivi.
Ma la testa era altrove.
A Rotterdam,
dove ad attenderli c’era il secondo trofeo stagionale in palio, con la
possibilità di cogliere la prima prestigiosa affermazione europea, e oltre 25.000
tifosi che avevano fatto in qualche modo il viaggio dall’ Inghilterra. Oltre al
Rapid Vienna, guidato dal veterano Hans Krankl, anch’esso alla prima finale
europea.
L’Everton vinse abbastanza agevolmente, gli austriaci furono
avversario tutt’altro che temibile.
Dopo un primo tempo incolore, Andy Gray e
Steven portarono avanti i nostri nel giro di un quarto d’ora; e anche quando
Krankl ridusse le distanze a 2-1, mancavano cinque minuti, Sheedy impiegò meno
di un minuto a ripristinarle.
Fu un trionfo, in una serata distesa. Non ci
furono incidenti, i tifosi si comportarono bene; ci furono partite di calcio
con la polizia olandese nel pomeriggio, scambi di sciarper, berretti e birre
con tifosi austriaci, forze dell’ordine e appassionati locali.
Per l’Everton,
che non aveva mai centrato un ‘double’ domestico si trattò senz’altro, già a
questo punto, della miglior stagione di sempre.
Altri tre
giorni ed ecco la possibilità concreta di centrare un tripletta da favola e
rendere la stagione veramente ineguagliabile vincendo la finale di FA Cup.
Ovviamente i
favori del pronostico erano tutti per i neo-campioni, in virtù dei freschi
trionfi stagionali e dei precedenti in campionato, in special modo il 5-0 di ottobre. Ma come spesso accade, i pronostici vengono poi rovesciati dai fatti.
Il
Manchester United era comunque una squadra di tutto rispetto. La partita fu tesa e abbastanza equilibrata, ma quando Moran fu espulso al un quarto
d’ora dalla fine per un’entrataccia su Reid, le sorti dell’incontro parvero
segnate.
Errore perché lo United trovò orgoglio e compattezza per resistere
fino al 90, e poi anche il gol vittoria a 5’ dalla fine dei supplementari con
Whiteside che con un tiro a giro dal limite trafisse Southall sul palo più
lontano.
Finirono qui
i sogni di gloria da tripletta, non la stagione, con ancora tre recuperi da
disputare il primo dei quali, derby in casa contro il Liverpool, offre la possibilità
all’Everton di un pronto riscatto.
E riscatto sarà, vittoria 1-0 grazie a una
prodezza di Wilkinson davanti al più alto pubblico casalingo della stagione:
51.045 spettatori. Nelle ultime due partite in programma l’Everton schiererà
principalmente riserve e perderà entrambi gli incontri. Sconfitte
che non intaccarono niente.
Fu una stagione trionfale, nonostante la delusione
di Wembley. 90 punti totalizzati in
campionato, 13 in più del Tottenham e Liverpool appaiati al secondo posto; 88
reti realizzate, miglior attacco, e una differenza reti di +45. Vittoria in
Coppa delle Coppe ottenuta senza aver perso un’incontro e con due soli gol al
passivo subiti, di cui il primo già nella semifinale di ritorno e il secondo in
finale a cinque minuti dalla fine, a fronte di 16 realizzati.
Fu questa la prima di tre grandi stagioni al
vertice giocate dall’Everton sotto la guida di Howard Kendall, profeta in
patria. La stagione successiva si chiuse con un doppio secondo posto sempre
alle spalle dei cugini.
Kendall ingaggiò
il capocannoniere Lineker dal Leicester che confermò le proprie qualità
laureandosi ancora capocannoniere con 30 reti, che non bastarono. Il Liverpool
fece 2 punti in più in campionato e vinse
la finale di FA Cup per 3-1. Nuovo trionfo in campionato nel 1986/87 sempre
davanti al Liverpool distanziato stavolta di nove punti.
Il 1984/85
fu anche una stagione in cui la squadra non fu seguita come avrebbe meritato.
Delle manchevolezze di BBC e ITV relativamente alla programmazione televisiva ho
già accennato; ma la media spettatori per gli incontri casalinghi fu solamente
di 32.131, a fronte di una capienza dello stadio di 53.419. Le 50.000 presenze
furono superate solamente due volte, per l’incontro decisivo contro il QPR del 6 maggio e per il
derby della settimana dopo.
I tempi erano del resto assai duri a Liverpool nella
prima metà degli anni ’80 e la cura da cavallo imposta dal governo Thatcher
all’economia britannica aveva causato una forte recessione economica e
disoccupazione in massa in posti come Liverpool ancora legati alla vecchia
economia industriale e campi correlati. Soldi in giro ce n’erano pochi, per il
calcio anche meno.
L’Everton
avrebbe sicuramente potuto scrivere altre pagine gloriose in Europa, ma le
nefandezze perpetrate dai loro dirimpettai a Bruxelles due settimane dopo la
vittoria di Rotterdam portarono all’estromissione dei club inglesi dalle
competizioni europee per i successivi cinque anni e le speranze, tutt’altro che
peregrine, di dominare l’Europa morirono sul nascere.
I
protagonisti:
Formazione
tipo (presenze/ gol):
1
Neville Southall (63/0)
2
Gary Stevens (58/4)
3 Pat
van den Hauwe (46/0)
4
Kevin Ratcliffe (61/0)
5
Derek Mountfield (58/14)
6
Peter Reid (57/4)
7
Trevor Steven (61/16)
8
Adrian Heath (26/13) poi Andy Gray (31/14)
9
Graeme Sharp (55/30)
10
Paul Bracewell (57/4)
11
Kevin Sheedy (42/17)
Allenatore: Howard Kendall
Quindi:
Kevin Richardson (18/4); John
Bailey (21/0); Alan Harper (15/0); Terry Curran (8/0); Ian Atkins (6/1); Paul
Wilkinson (4/2); Darren Hughes (2/0).
E’
stata una delle ultime squadre inglesi a schierare il centravanti col n.8,
secondo una vecchia tradizione inglese. Lo aveva Heath, lo avrà Lineker l’anno
dopo. Lo ebbe Rush fino a qualche anno
prima.
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