TRILOGIA DEL TERRORE PARTE I, 1967: LA BATTAGLIA DI MONTEVIDEO
TRILOGIA DEL TERRORE
La bella della Coppa Intercontinentale 1967 può essere considerata la prima di una trilogia di finali che precipitarono la Coppa Intercontinentale in un tunnel di violenza tale da indurre le squadre europee ad abbandonare via via la competizione e al suo successivo salvataggio da parte dei giapponesi nel formato che chi ormai è passato agli 'anta' meglio ricorda: partita secca a Tokyo ai primi di dicembre.
PROLOGO
Ma veniamo
al prima: già nel 1966 la federazione brasiliana si era molto risentita per la
violenza delle squadre argentine, Independiente in particolare, e si era
rifiutata di iscrivere alla Copa Libertadores la squadra avente diritto, la
vittoria del torneo andò al Penarol di Montevideo. Nel 1967 le squadre
brasiliane ritornarono con Santos e Cruzeiro. Vinse il Racing Club di
Avellaneda, condotto alla grande dal caballero Perfumo in difesa e dall’ex-angelo dalla
faccia sporca Humberto Maschio, rientrato dall’Italia, in attacco. Insieme a
loro un bel gruppo di guappi pronti a
tutto: Basile,Raffo e Rulli su tutti, in giro per i selvaggi campi del
Sudamerica a far conquiste.
In Europa
frattanto, il Celtic di Glasgow si laureava campione mettendo fine all’egemonia
continentale della prima Inter morattiana e del calcio latino, le cui squadre
non riusciranno più ad imporsi in ambito continentale per altri diciotto anni.
Squadra indomita, quella bianco verde, dotata di alcuni ottimi calciatori, grande
atletismo, un carattere irriducibile e coraggio da vendere: a pensare alle
pietose condizioni in cui versa il calcio scozzese oggi, vien senz’altro il
magone. Dunque, superata l’ Inter in rimonta nella finale di Lisbona, gli
scozzesi vanno al doppio confronto, che si rivelerà poi triplo, con i campioni
argentini.
L’andata a
Glasgow vede il successo dei biancoverdi per 1-0, risolve il capitano Billy
McNeill con un formidabile colpo di testa. La piega che gli argentini diedero
però alla partita fu chiara fin da subito, calci, pugni, gomitate ad ogni
contrasto e sputi, sputi a raffica tanto che all’intervallo Johnstone dovette
farsi la doccia perché aveva i capelli pieni di sputi.
Stessa solfa
al ‘Cilindro’ di Avellaneda due settimane dopo quando, sorretti da una folla
spaventosa di 120.000 spettatori, gli argentini ribaltarono il risultato dopo
essere stati in svantaggio. Clima ostile dall’inizio alla fine anche per i 106 temerari che si fecero il
viaggio da Glasgow per sostenere la squadra, tra loro due medici, il vincitore
della lotteria, sei sacerdoti ed un vescovo che furono scortati dall’esercito
nella bolgia del Cilindro. Una volta giunti in tribuna trovarono i loro posti,
per i quali avevano comprato biglietti da otto sterline (una piccola fortuna
all’epoca) occupati, protestarono con decisione e per tutta risposta i tifosi
assiepati sopra di loro pisciarono loro in testa, una bella accoglienza. Nessun
problema invece per Juan Manuel Fangio, l’asso del volante, presente
all’incontro per dare il suo sostegno al Racing e soddisfazione alla propria
vanità, riverito ed osannato dai presenti.
Le cose non
andarono meglio in campo, 120.000 invasati che ululavano agli scozzesi e
tiravan loro di tutto, il portiere
Simpson colpito alla testa da un pezzo di ferro piovuto dagli spalti deve
rinunciare, al suo posto la riserva Fallon. Il Celtic andò in vantaggio con un
rigore di Gemmell concesso per un fallaccio in area su Johnstone lanciato a
rete. La partita continua sulla falsariga dell’andata: botte da orbi, sputi e insulti
e stavolta anche due gol del Racing, il primo in netto fuorigioco dopo che un
secondo gol del Celtic era stato annullato per fuorigioco inesistente. Poi
raddoppio dei padroni di casa con un diagonale di Maschio e Fallon, forse, non
impeccabile.
LA BATTAGLIA DI MONTEVIDEO
Non sono
previsti supplementari ne valgono i gol in trasferta, il punteggio dopo due
gare è fissato sul 2-2 e si rende necessaria una terza partita. Negli
spogliatoi un furioso Jock Stein dichiara di rifiutarsi di portare la squadra
alla terza partita e giura che non porterà mai più in vita sua una squadra a
giocare in Sudamerica. Poi ci ripensa e accetta, non vuole permettere agli
argentini di laurearsi campioni del mondo. Fuori dallo stadio intanto succede
il finimondo. Migliaia di tifosi argentini prendono d’assalto gli spogliatoi
nel tentativo di mettere le mani sugli scozzesi e sui tantissimi tifosi
uruguaiani, giunti ad Avellaneda per sostenerli, il Racing aveva battuto il
Nacional nella finale di Libertadores, provocando gravi tumulti. La polizia in
assetto da guerra scorta il Celtic in hotel dove si comincia a trattare per
giocare lo spareggio in campo neutro, Montevideo la sede proposta. Il
presidente del Celtic, Bob Kelly, non ne vuole sapere e vuol far rientrare
tutti a casa, si tenessero la coppa ste bestie. Jock Stein, insieme al
direttore generale e al segretario del club lo convincono ad andare avanti,
giorno prescelto il 5 novembre.
E’ un
festivo a Buenos Aires e i mezzi di trasporto sono ridotti al minimo
indispensabile. Ben decisi a non far mancare il loro apporto, parecchie
migliaia di tifosi del Racing affrontano la traversata dell’estuario, parecchio
insidiosa, con centinaia e centinaia di barche , remi o motore poco importa
esserci è fondamentale, in una sorta di evacuazione di Dunkerque. All’interno
dell’immenso ‘Centenario’ vengono comunque messi in minoranza dai tifosi
uruguaiani, in netto soprannumero, accorsi a tifare Celtic che entra in campo
sventolando una grande bandiera uruguaiana.
La partita
si apre con una serie di falli ed entratacce talmente violenta, che l’arbitro
al 23’ è costretto ad interrompere il gioco in quanto la polizia uruguaiana,
armata, è entrata in campo per sedare una violenta zuffa tra i giocatori.
Chiama a se i capitani intimando loro che al prossimo fallo proditorio commesso
(che lui vedrà, in quella prima mezz’ora gliene sfuggirono ben più della metà),
Basile e Lennox, che si erano presi a pugni iniziando la gazzarra,saranno
espulsi. Gli scozzesi, si sa, non son gente che accetta di farsi legnare gratis
da chichessia e, fin dal primo incontro a Glasgow, reagirono sempre ad ogni colpo
subito cercando di restituirlo con gli interessi. Ora qui, dopo due battaglie
campali e a metà della terza, l’atteggiamento dei biancoverdi, sentitisi ripetutamente
provocati da falli, pugni, calci e sputi deliberatamente propinati loro dai
gentilissimi argentini, la loro pazienza andò ad esaurirsi molto rapidamente.
Un quarto d’ora dopo, Rulli falcia senza pietà Johnstone a centrocampo, ne
nasce un mischione con spintoni, colpi, e Clark che affronta Rulli in guardia
pugilistica cercando di colpirlo. La polizia fa di nuovo il suo ingresso in
campo per dividere i contendenti. Il gioco viene interrotto per oltre cinque
minuti al termine dei quali Basile e Lennox
vengono espulsi come promesso. Jock Stein da bordo campo invita Lennox a non
uscire, non è lui il colpevole, sarebbe Clark, quindi lo obbliga a restare in
campo, gli argentini se ne accorgono e protestano, l’arbitro lo ricaccia e lui
rientra di nuovo, dopo altri cinque minuti di gioco continuamente interrotto
alcuni poliziotti a spada sguainata entrano in campo e allontanano Lennox.
Le
provocazioni argentine continuano e la disciplina degli scozzesi vacilla,
Chabay colpisce Auld con un pugno alla nuca, l’azione è da tutt’altra parte,
chiaro che vuole provocare una reazione per poi lamentarsi con l’arbitro, poi
al 48’ Rulli trattiene e scalcia l’indemoniato Johnstone lanciatissimo, questi
risponde, lo scalcia e poi gli sferra un pugno in faccia, e viene prontamente
espulso: 10 contro 9.
Non è più
una partita ma una guerra senza esclusione di colpi. In tutto questo bailamme
però, Cardenas al 55’ indovina una splendida bordata da 25 metri che s’infila
dritta all’incrocio dei pali, a nulla vale il tentativo di Fallon proteso in
tuffo, e forse un po sorpreso: 1-0 per il Racing. Strada in salita per il
Celtic che al 75’si vede ridotto in 8 quando Hughes viene espulso dopo aver
scalciato Cejas, finito a terra dopo aver subito un fallo. Tre minuti dopo
Rulli lo segue anzitempo negli spogliatoi per un pugno a Clark. La partita non
ha più storia ormai i giocatori non sono più interessati a giocare ma a
colpirsi ad ogni minima occasione. Gli
ultimi dieci minuti sono un’interruzione continua per falli, faletti e
ripicche reciproche che fanno comunque aumentare la tensione fino a che, a due
minuti dalla fine, scoppia un’altra rissa tra giocatori, la polizia
antisommossa entra di nuovo in campo per dividere i contendenti . Auld viene
espulso ma si rifiuta di uscire e giocherà fino al 90’, l’arbitro comunque
metterà l’espulsione (e il rifiuto di uscire) a referto. Nel caos generale che
ormai regna sul terreno di gioco non c’è più spazio per le regole, ne tantomeno
per una parvenza di sport, defunta fin dalla gara d’andata, e così Gemmell
pianta un tremendo calcio nei coglioni ad un’avversario che ruzzola a terra in
agonia, nessuno vede, a parte un paio di giocatori argentini che non trovano
più nessuno con cui protestare; ma è finita:Osorio manda il triplice fischio e
pone fine alla battaglia. Il Racing è campione del mondo. In perfetta sintonia
con la giornata, i tifosi uruguaiani bombardano gli argentini con un fitto
lancio di oggetti in campo durante il giro d’onore che finisce anzitempo, altri
inseguono i supporters argentini facendoli filare giù per le scale nel piazzale
antistante lo stadio.
Una pagina
triste per il gioco del calcio, non c’è dubbio. Sicuramente all’epoca dei fatti
credo che niente di simile si fosse mai visto prima ad un certo livello, anche
se gli argentini avevano mandato avvisaglie due anni prima al mondiale inglese
quando si resero protagonisti di grave condotta scorretta (picchiarono forte)
nelle partite contro Germania e Inghilterra e con il famoso fattaccio di
Rattin, il capitano, che espulso si rifiuta di lasciare il campo e tutta una
scia di sceneggiate varie.
Ma scrivendo
a ritroso in questo merdoso 2018 calcistico, con la razza di calciatori,
dirigenti, arbitri, var e televisioni che ci ritroviamo, forse le
considerazioni andrebbero un attimo riviste.
Mentre i
superstiti della contesa guadagnavano gli spogliatoi, i due capitani, McNeill e
Perfumo si incontrano all’ingresso del sottopassaggio e si scambiano le maglie
nell’unico momento di sportività all’interno di una partita folle, e molto
interessante è quello che Perfumo dice a McNeill abbracciandolo, così si deve
giocare a calcio. McNeill risponde con un ‘Buona suerte’. Più tardi Perfumo
avrà di nuovo parole di elogio per il collega che lui considera avversario
forte e valoroso.
Si tratta
senz’altro di un trasporto eccessivo. Come disse Gemmel, di essere preso a
calci e magari a pugni me lo aspettavo anche, ma sputare addosso no, per questo
gli piantai una pedata nelle parti basse. Concordo. Gli scozzesi erano pronti
alla battaglia, lo sono sempre, lo era il Celtic quel giorno, temprato da quasi
cent’anni di dure battaglie per l’Old Firm e violenta e settaria rivalità con i
cuginastri protestanti. Sicuramente gli argentini passarono il limite, gli
scozzesi anche, non avendo esperienza alcuna di scorrettezze che non fossero
dettate dall’agonismo e non da premeditato calcolo provocatorio. Ma certamente
Perfumo può essere creduto, senz’altro nelle intenzioni iniziali, meno per
quanto riguarda il resto.
Resta il
fatto che fu una contesa tra uomini, la stampa gridò allo scandalo, le autorità
pure, ma poi bisogna trovarcisi dentro in certe partite e a volte ci stanno
pure le botte da orbi.
Mi chiedo
chi tra le femminucce del giorno d’oggi tutte intente a ritrarsi su sti cazzo
di social ad esibire ed ostentare fighe, muscoli e tatuaggi salvo poi rotolarsi
a terra come colpiti da schegge di granata al minimo contatto, riuscirebbe a
stare davanti ad uno come Perfumo (ma anche Gemmell) in un campo da calcio,
senza telecamere con un solo arbitro e due guardalinee e 120.000 tifosi ostili,
senza il pannolino.
Che epica
calcistica rimarrà nel 2068 di una supercoppa italiana giocata in Cina o di un
mondiale per club giocato a Doha o dove cazzo non si sa, per un pubblico che
non sa niente delle squadre, di chi ci gioca (anche qui ormai ce ne sarebbe da
dire), di chi le tifa, dalle città da cui provengono e delle che comunità
esprimono? Niente!
A che gioco
giochiamo?
Io nel dubbio
mi tengo Perfumo e Gemmell.
NB: al
ritorno in patria, la stampa britannica stigmatizzò il comportamento dei
giocatori del Celtic e la società, per volere fermissimo del presidente, multò
tutti i giocatori di 250 sterline a
testa, quasi lo stipendio di un mese, soldoni all’epoca. Cornuti e mazziati.
PS: Bellissimo
il pallone usato per la bella a Montevideo, ne avevo uno identico da bambino,
un Parola mi pare.
Montevideo, 5
Novembre 1967
Estadio Centenario
Racing Club 1-0
Celtic FC
RACING CLUB AVELLANEDA: Cejas,Perfumo, Chabay, Martin, Rulli,
Basile, Cardoso, Maschio, Cardenas, Rodriguez, Raffo
CELTIC :Fallon, Craig, Gemmell, Murdoch, McNeil, Clark, Johnstone, Lennox, Wallace, Auld, Hughes
CELTIC :Fallon, Craig, Gemmell, Murdoch, McNeil, Clark, Johnstone, Lennox, Wallace, Auld, Hughes
Arbitro: R. P.
Osorio (Paraguay)
Marcatori: Cardenas (R) al 55’
Spettatori: 75.000
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